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INVIATO CITTADINO 11 novembre. San Martino. Fra corna e vin novo, castagne e oca arrosto

Tradizioni e dicerie a Perugia e dintorni

11 novembre. San Martino. Fra corna e vin novo, castagne e oca arrosto. Tradizioni e dicerie a Perugia e dintorni.

L’ottima castagna (Morra, Preggio e un po’ ovunque) e il vino nuovo. In omaggio al “San Martino, castagne e vino”. Perché, tradizionalmente, in questa data si “svina”.

FOTO - 11 novembre. San Martino. Fra corna e vin novo, castagne e oca arrosto. Tradizioni e dicerie a Perugia e dintorni

Ma il Santo di Tour era un avvinazzato? Certamente no. Ma l’arguzia popolare lo ha investito dell’accusa di presunto etilismo riferendo i suoi mancati progressi nella carriera militare a questo vizietto.

E cosa c’entrano le corna? Qui il discorso si fa ampio e… divertente.

Prima ipotesi… da scartare. Corna non riferibili a Martino che era celibe. Anzi: pare che diffidasse i militari dallo sposarsi. Per le inevitabili… conseguenze legate alle lunghe assenze in campagne militari.

Perché “protettore dei cornuti”… uomini e bestie?

Perché, insomma, Martino è ritenuto protettore dei “cornuti”? Va precisato che la diceria è principalmente umbra. A Terni, per esempio, si celebrava la processione dei cornuti. Mariti e fidanzati, con grande autoironia, si mettevano in fila e, in qualche caso, portavano sul capo un bel paio di corna. A Perugia, per sfottere, si esclama (in riferimento al marito “becco”) “Quillo apre la prucission di cornuti”.

Ma anche all’estero la ricorrenza si celebra con cornetti… dolci (in Polonia). Ma sempre corna sono. Come si lega questo al Santo? La spiegazione risiederebbe nel fatto che, secondo la vox populi, Martino avrebbe sconfitto il demonio (creatura notoriamente cornuta) utilizzando un paio di corna. Come si vede, di corna ce n’è in quantità.

La spiegazione vera per la tradizione antropologica italiana. È appurato che l’11 novembre (ossia 11/11) si tenevano – in tutto il Paese – grandi fiere di bovini, un tempo usati come animali da lavoro. Ecco la relazione con le corna.

C’è da sottolineare che per San Martino si chiudeva l’annata agricola e si procedeva, eventualmente, al cambio di podere. Da qui la necessità di dotarsi del “trattore” di allora.

Una spiegazione “figurata”. C’è spazio anche per l’ipotesi figurata, in quanto fare le corna con le dita di entrambe le mani equivale a segnare due volte il numero 11, (generando la forma 11/11), ossia la data della ricorrenza del santo.

Perché, per San Martino, si mangia l’oca?

Non solo battitura e Ferragosto. Anche per San Martino è di rigore l’oca. Il fatto si lega all’asserita modestia del santo. Quando dei messi lo cercavano per comunicargli la sua elezione a vescovo di Tours, il timido e modesto Martino si nascose in uno stalletto di oche le quali, col loro starnazzare, ne disvelarono la presenza. Troppa somiglianza con le oche del Campidoglio? Forse.

Il rapporto di Perugia con Martino. Sta di fatto che a Perugia c’è un forte culto di San Martino (a parte i toponimi di quello “in Campo” e “in Colle”). C’è la chiesetta di San Martino, sopra la cinta etrusca al Verzaro, il Sodalizio, proprietario (fra l’altro) della nota Farmacia in piazza Matteotti, la Casa di Riposo e tanto altro. Insomma: un Santo e una festività fortemente perugine.

Un nome, un tempo frequente (anche nel femminile). Sia permesso ricordarne uno per tutti: l’amico sismologo Martino Siciliani (in foto).

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