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Peruginerie - San Martino, castagne e vino. Ed ecco perché si mangia l’oca

Nelle nostre campagne vige da secoli il detto “San Martino, castagne e vino”

San Martino, castagne e vino. Ed ecco perché si mangia l’oca. Nelle nostre campagne vige da secoli un detto collegato a un costume: “San Martino, castagne e vino”. Si tratta di “svinare”, ossia assaggiare il vino nuovo. In una regione ricca di castagneti, ovviamente suona bene l’abbinamento con le castagne. Ne fanno fede le numerose sagre (quest’anno bloccate, causa covid) dedicate al prezioso frutto del bosco. Si pensi a Preggio, o a Morra, nell’Alto Tevere. Senza dimenticare la Festa del vino e delle Castagne del  nostro San Martino in Colle di Perugia (a quando il ripristino del premio di poesia intitolato all’indimenticabile Umberto Calzoni, colonna del nostro Museo Archeologico di San Domenico?).

Altra consuetudine è quella di consumare carne di oca arrosto. Da dove viene e perché si lega al Santo di Tours? La tradizione ricorda che il prete Martino fosse estremamente timido e amasse pregare in solitudine. Spaventato della sua imminente nomina a vescovo, si sarebbe nascosto in uno stalletto di oche. Le quali, col loro starnazzare, avrebbero attirato l’attenzione di quanti cercavano il santo. Così i parrocchiani, chierici e laici, lo avrebbero portato di peso nella cattedrale per onorarlo dell’anello vescovile.

È forte l’analogia con le oche del Campidoglio e simili miti. Di certo, nel perugino è tipico il consumo di oca. Da cui il detto “Gim a l’Eca a magnà l’oca / quant’è bona l’oca a l’Eca”, in cui si fa riferimento alla tradizione della mensa comunale (E.C.A. stava per Ente Comunale di Assistenza), un tempo in via Fratti. Ne fu presidente il poeta Claudio Spinelli e la diresse egregiamente, a mia memoria, l’amico Massimo Pifarotti che di Spinelli fu appunto segretario e assistente in Regione. Altro che mensa dei poveri: ci facevano la fila gli “impiegati” del Centro e i buongustai della Vetusta!

Dunque, oggi si spilla vino nuovo, si cuociono castagne alla fiamma  utilizzando la padella bucata, si mangia l’oca arrosto. C’è chi preferisce le castagne lesse, anche se piuttosto “ventose”. Un detto di fuori le mura recita: “Perugin magna balóce / due ne magna e due ne còce / due le mette ntól pignatto / perugino mezzo matto”. Le “balóce” sono le castagne lessate in pentola. Il “pignatto” è la pentola in coccio.

Di persona dall’umore mutevole si dice “Tu sè come l pignattin dle castagne: ora ride, ora piagne”, in cui il ridere e il piangere si riferiscono al diverso rumore prodotto durante l’ebollizione. Così è… se vi pare.

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