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San Bevignate, Italia Nostra prepara le barricate: "Studentato inutile, pronti alla disobbedienza civile"

Italia Nostra, per voce del suo presidente Luigi Fressoia, interviene, con misura e decisione, sulla riapertura del “caso” studentato a San Bevignate

Italia Nostra, per voce del suo presidente Luigi Fressoia, interviene, con misura e decisione, sulla riapertura del “caso” studentato a San Bevignate.

Scrive: “Con vivo sconcerto, Italia Nostra prende atto del nuovo pronunciamento del tribunale amministrativo che riapre le porte all’inutile studentato di S. Bevignate di cui l’assessore regionale Bartolini, il rettore Moriconi e il sindaco Romizi hanno dichiarato pubblicamente la non necessità, atteso anche il nuovo analogo studentato di Monteluce”.

Insomma, per chi non avesse capito: quell’opera non serve. Al contrario, comporterebbe una ferita non rimarginabile su una zona ad altro pregio storico e paesaggistico. Conclusione esortativa: “Italia Nostra auspica che il Ministero dei Beni culturali adisca prontamente il Consiglio di Stato e che il Comune lo affianchi”.

Poi l’accenno alla “incredibile Variante “ad personam” del 2007” e l’invito a “riportare l’area alla destinazione d’uso agricola che sempre ebbe, perfino durante il boom economico-edilizio del dopoguerra”. Insomma: la zona fu salvata alla cementificazione speculativa del dopoguerra. Figurarsi se non può sopravvivere oggi che di cemento ce n’è fin troppo… e invenduto,

Ma poi, cosa ha detto il Tar? Ha semplicemente sancito la legittimità degli atti della Regione, ma non dice che l’opera si debba fare (lo scempio, per alcuni, si debba perpetrare). Non sarà inutile ricordare le dimissioni di Luca Ferrucci per evidente distonia, rispetto a queste scelte delle quali non volle farsi strumento. Un lettore, via social, commenta: “Dopo tanti movimenti insensati (No Tav, No Tap, No Vax) finalmente uno che avrebbe un senso: No Tar”. Senza offesa per il Tar. Conclude Fressoia: “Italia Nostra farà di tutto per impedire questo ennesimo scempio del patrimonio storico e paesaggistico della Nazione, fino alla disobbedienza civile”.

Sono in molti quelli disposti a mettersi sulle barricate. E dovrebbero farlo, in primis, quanti su quella battaglia hanno costruito carriere (si fa per dire) politiche. E che dovrebbero dimostrare coerenza con le idee allora professate.

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