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INVIATO CITTADINO La nuova sede della Soprintendenza archivistica e bibliografica dell'Umbria

Perugia è onorata dalla splendida e fruttuosa sinergia posta in essere tra il Museo perugino e la Soprintendenza archivistica, in una dimensione di valorizzazione di opere e rifunzionalizzazione di uno spazio di sicuro appeal storico-monumentale

Da refettorio delle monache di Santa Caterina, alla Saffa della Gilda di San Marco, a sede della Soprintendenza archivistica e bibliografica dell’Umbria.

Dopo le demaniazioni, ebbe qui sede la Società Anonima Fabbrica di Fiammiferi e Affini dei fratelli Purgotti (fiammiferi detti “igienici”, ossia senza l’uso di fosforo) col primo sciopero indetto dal sindacalista Furio Rosi che volle salvare dal licenziamento la quindicenne Gilda Dagioni, rea di aver attaccato alla rovescia un adesivo dei monopoli di Stato a una scatola di fiammiferi da cucina [per la cronaca, il licenziamento venne revocato, col pieno successo del primo sciopero cittadino]. 

FOTO - Perugia, la nuova sede della Soprintendenza archivistica e bibliografica dell’Umbria

Nel tempo, mutatis mutandis, sono qui i Carabinieri del Nucleo Recupero opere d’arte di Guido Barbieri e, da ieri, lo spazio archivistico che vede come padrona di casa Giovanna Giubbini.

Con lei, a presentare il recupero e la rifunzionalizzazione, l’architetto Elvira Cajano, Soprintendente Archeologia Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria, Marco Pierini, direttore della Galleria Nazionale dell’Umbria e, a rappresentare il Comune di Perugia, l’Assessore alla Cultura Leonardo Varasano.

Che sottolinea la festa, persuasa e condivisa, per un ambiente recuperato per la soddisfazione, e fruizione, della città intera. Un rinvenimento di bellezza e funzionalità polivalente, in un luogo, come il Borgo d’Oro, che già vanta lo spazio espositivo-culturale della Domus Pauperum della Mercanzia e il Cassero di Porta S. Angelo, per il quale è appena uscito il bando con prospettive imminenti di gestione.

Elvira Cajano offre una presentazione a volo d’angelo delle ‘opere e i giorni’ di Galeazzo Alessi (ricordato anche dal nome del grande salone), dalla bottega del Caporali agli anni della formazione romana e alle creazioni, non solo perugine, lasciate ad perpetuam architecturae artis memoriam.

Marco Pierini ricorda come il Salone Alessi non sia un luogo “arredato” con undici capolavori della Galleria, ma progetto espositivo di rango, con tele e distacchi di affreschi aventi in comune la provenienza cittadina. Si tratta di opere di grande respiro (databili tra XVI e XVII secolo), sistemate in modo acconcio e finalmente fruibili, oltre che in buono stato di conservazione e bisognose di un semplice restauro (per scherzoso neologismo) “cosmetico”. Per dire la necessità di risarcire alcune campiture impallidite.

Appello raccolto da Giovanna Giubbini che lancia a sua volta l’invito a procedere in tal senso. Caccia aperta al mecenate di cuore sensibile e generosa scarsella (ma non può essere sempre l’abusato Brunello!) .

Pierini, da vero esperto, si sofferma quindi su alcune di esse, declinandone le caratteristiche. Documentazione asseverata da una snella brochure, approntata al volo, eppure esaustiva e iconograficamente preziosa.

A noi sono piaciute, in particolare, la Storia di San Simonino (santo inventato) di Pietro Martino di Pietro, legato alle accuse di omicidio rituale maturate nei confronti degli ebrei. Oltre all’opera “San Benedetto e gli angeli” di Vincenzo Pellegrini, detto il ‘Pittor bello’. Recita il comunicato: “Così chiamato per la grazia e la sensibilità del suo stile”. Avendone visto, proprio l’altro ieri, l’opera sull’altare della chiesa della Buona Morte in piazza Piccinino, dove furono anche celebrate le sue esequie (1612), mi pare invece di ricordare che l’eteronimo (estetico, più che etico) fosse legato a ben altro. Che, insomma, quel “bello” intendesse ricordare un particolare della sua vita avventurosa e sregolata. Ossia che la “bellezza” di cui si tratta non fosse tanto riferita alla sua arte, quanto piuttosto alla seduzione emanata dalla sua persona. Tanto che, appena trentasettenne, finì sbudellato dalla coltellata di un marito la cui signora si concedeva col pittore perugino qualche illecito, intimo convegno.

Corna e aneddoti a parte, Perugia è onorata dalla splendida e fruttuosa sinergia posta in essere tra il Museo perugino e la Soprintendenza archivistica, in una dimensione di valorizzazione di opere e rifunzionalizzazione di uno spazio di sicuro appeal storico-monumentale.

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