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IL RICORDO Raffaele Rossi: una vita dedicata alla politica come servizio e alla sua amatissima Perugia

Tempus fugit, ma la memoria degli uomini perbene va mantenuta, anche in omaggio al concetto foscoliano che le urne dei forti possano “accendere a egregie cose”

Dieci anni fa scompariva Raffaele Rossi… una vita dedicata alla politica come servizio e alla sua amatissima Perugia. Tempus fugit, ma la memoria degli uomini perbene va mantenuta, anche in omaggio al concetto foscoliano che le urne dei forti possano “accendere a egregie cose”.

Il percorso personale e politico di Raffaele (“Lello” per gli amici della Pesa) è sufficientemente noto. L’Inviato Cittadino ha avuto la fortuna di conoscerlo, fin da ragazzino, abitando a Porta Pesa nella stessa modestissima casa in cui vivevano Romeo e la sòra Maria, genitori di Lello.

Buffetti sulla guancia da bambino, racconti di lotte, di armi nascoste nell’orto che lambiva il muro dell’ex fortezza del Monmaggiore, lungo viale Sant’Antonio.

E poi ciò che di Lello si diceva, in luoghi come alla Società del Gotto di Fontenovo, di cui non fu mai socio, ma dove lo chiamavano ogni volta che c’era una controversia da dirimere, una discordia da ricucire. O anche la Trattoria “Da Argentino”, dove, alla festa per la sua laurea, il postino della Pesa lo apostrofò come “collega” proprio per quella laurea in “lettere”.

Memorie personali ed episodi riferiti, come la sua indefettibile onestà, quando non aveva i soldi per comprare i libri di scuola alle figlie e un compagno gli propose di prendere e vendere la radio della sezione. E Lello rispose: “No, la radio no!”.

Libri che raccontano la città e la sua storia. Con tenerezza e appassionata competenza. Tanto da farsi ascoltare, in Consiglio Comunale, anche dagli avversari politici, che snobbavano vistosamente i discorsi degli altri, ma mettevano via il giornale dicendo: “Zitti, adesso parla Rossi”.

Immagini che si accavallano, come quella della mamma di Lello, la sòra Maria, che sotto elezioni si vestiva di rosso, si piazzava davanti all’edicola della Pesa e faceva la campagna elettorale “per fiòlo”. “Votate pel mi fiòlo – diceva – che è na persona perbene”.

E poi il babbo Romeo, fabbro tarchiato e fortissimo, che si diceva facesse una balestra di camion con pochi colpi di martello. Romeo che, da vecchio, andava al vicino cinema Moderno e una volta pagò il biglietto a un ragazzino squattrinato, che ben conosco.

Libri – quelli di Lello – da leggere e rileggere. Il più bello e toccante è, per me, “Volevamo scalare il cielo”. Impresa bella e impossibile. Frase che racconta un mondo ideale che Lello si è adoperato per calare in quello reale. Un decennio che non sarà passato invano se, almeno una volta, qualche esponente del modo politico si sarà richiamato al suo altissimo esempio.

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