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INVIATO CITTADINO In tanti a salutare don Mario Stefanoni, ricordando le sue straordinarie parabole

Allegorie ed esempi spendibili, perché calati nel nostro tempo

In tanti – ieri pomeriggio al rosario delle 17:30 – a salutare don Mario Stefanoni. Folla anche stamane in cattedrale alle esequie, molto sentite e partecipate da amici e fedeli che lo ammiravano. Omaggio al confessore comprensivo, al sacerdote colto e armato di semplicità profonda, punteggiata da un umorismo riflessivo e sapiente. C’è chi ricorda le sue straordinarie parabole. Apologhi in forma di allegorie ed esempi riferiti al nostro tempo, con una patina che sapeva coniugare etica e teologia, buon senso e spendibilità.

Ne raccontava una ogni volta commentando il Vangelo. C’era sempre da imparare qualcosa da don Mario che proponeva le sue metafore colorite e colorate col pennello di una religiosità dell’agire quotidiano.

Una di queste allegorie si riferiva a ciò che si può comprare e cosa invece dipende solo dalla nostra volontà.

Raccontava “C’era una volta un negozietto dove si diceva vendessero cose buone per la vita dell’uomo. Vi entrò un uomo ricco che ordinò all’anziano titolare una quantità di virtù preziose. Chiese un chilo di pazienza, due di tolleranza, altrettante quantità di generosità, altruismo, amore per la pace e la famiglia”.

“Insomma – non badando a spese – fece il pieno di virtù e buoni sentimenti”.

“Quando alla fine era pronto a chiamare l’autista perché caricasse sulla sua limousine tutta questa merce, si vide consegnare dal negoziante un cartoccio di pochi grammi col contenuto richiesto”.

“Allo stupore del ricco acquirente, il negoziante rispose che, di tutte quelle virtù, consegnava non le piantine, ma i semi. E che spettava al compratore il compito di seminare, annaffiare, prendersi cura”.

Infine, “Alla domanda del ricco su come si chiamasse l’anziano venditore, costui rispose con un nome conosciuto: Gesù”.

Ecco uno dei tanti esempi che don Mario ci proponeva la domenica, col sorriso arguto e complice che si fa a chi non può fingere di non aver capito.

Questo, e molto altro, ci è venuto in mente ieri. Quando siamo andati a rendere omaggio a don Mario. Il cui corpo mortale stava nella chiesa della Compagnia della Buona Morte di piazza Piccinino. Accompagnato dalla preghiera. Ma lo spirito aleggiava verso altezze incomparabili. Dove, dell’essere, resta ciò che conta. E si raccoglie il frutto di quanto si è ben seminato. E la tua, caro don Mario, sarà di certo una raccolta copiosa e premiante. Buon ritorno a casa, dunque, da tutti noi!

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