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INVIATO CITTADINO Ciao, don Armando, sacerdote discreto ed educato. Civitella ti piange e ti rimpiange

Sebbene titolare della parrocchia solo da poco più di un paio d’anni, era entrato nel cuore e nella stima dei fedeli. Che ne seguivano le iniziative di carattere liturgico, apprezzandone anche le doti di calda umanità

Ciao, don Armando, sacerdote discreto ed educato. Civitella ti piange e ti rimpiange.

Era nato a Chieti nel 1951. La famiglia, di origine contadina, si era trasferita in Svizzera quando Armando aveva solo 7 anni. Da qui la frequenza di scuole e catechismo nella Patria di Guglielmo Tell. Poi il ritorno in Italia e la consacrazione.

Ex frate passionista, dopo la chiusura di Monte Scosso, era divenuto parroco di Civitella d’Arna, Lidarno e S. Egidio.

Sebbene titolare della parrocchia solo da poco più di un paio d’anni, era entrato nel cuore e nella stima dei fedeli. Che ne seguivano le iniziative di carattere liturgico, apprezzandone anche le doti di calda umanità.

Racconta Lamberto Salvatori, presidente della Pro-Arna: “Don Armando aveva rivitalizzato il paese, partecipando ad iniziative come camminate, incontri, occasioni di cultura e socialità”.

“Innanzi tutto – ricorda Ezio Bertoldi – aveva scelto di vivere nella casa parrocchiale. Decisione molto apprezzata in quanto la, canonica era disabitata da una decina d’anni. La sua presenza vivificava e ispirava fiducia”.

Era una persona che saliva in macchina, andava in giro, parlava con tutti. Senza preferenze tra chi frequentava le liturgie e chi non era praticante. Insomma: uno che andava a cercarsele le sue “pecorelle”. Smarrite o meno che fossero.

“Per fare un esempio della sua educazione – racconta Salvatori – tempo fa mi ha chiesto la chiave di locali della parrocchia in uso gratuito all’Associazione. Lo ha fatto con tale discrezione da far sembrare che fosse lui a domandare un favore. Non pareva che rivendicasse un diritto di titolarità del bene che gli apparteneva, ma una cortesia personale. Quasi scusandosi del disturbo”.

Quanto, poi, al tiro al bersaglio su ipotesi delittuose, i fedeli non accettano nemmeno l’idea di trame oscure o delitti. Dicono: “Lasciamo riposare in pace un sacerdote onesto e una persona perbene”.

Se proprio vogliamo attribuirgli un difetto – racconta un parrocchiano – diciamo che le sue prediche, colte e convincenti, erano forse un pochino lunghe”. Dice col sorriso complice e divertito.

Certo che – si commenta – l’arrivo di una troupe de “La vita in diretta” da Roma pare inopportuna. Non ci sono misteri da svelare o retroscena da scoprire. “Parlerò solo in chiave di ricordo affettuoso – dice Lamberto Salvatori, invitato alla trasmissione – senza risvolti che trovo francamente inaccettabili, oltre che immotivati e offensivi”.

La vita e le opere di don Armando sono, e restano, trasparenti, improntate a rigore, serietà. Così vogliamo ricordarlo. Perché così era don Armando.

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