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Il primo chiostro del complesso monumentale di San Pietro assumerà un aspetto inedito

Iniziato un deciso cambio di colore, rispettoso della facciata originaria

Il primo chiostro del complesso monumentale di San Pietro assumerà un aspetto inedito, con un deciso cambio di colore, rispettoso della facies (quasi) originaria. Stanno infatti lavorando da un po’ al rifacimento della facciata, anche se il covid ha comportato un notevole ritardo. Lavori aggiudicati alla Coo.Be.C. per un importo di circa 400 mila euro, finanziati dall’Università in veste di usuaria. Il tutto effettuato sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza archeologica, Belle arti e paesaggio.

I lavori sono molto importanti sotto il profilo filologico. Fu l’ingegnere-scrittore Santi Parlagreco, oltre vent’anni fa, a individuare, sotto alcuni strati d’intonaco, quel verdolino che poi la Soprintendenza ha imposto per il restauro. Un verdolino “benedettino”, lo stesso colore dello studio occupato da Giustino Farnedi e da Dom Elias.

In effetti, si osserva che quel rosso pompeiano era una stratificazione post unitaria e poco o nulla aveva a che vedere con la facies settecentesca, ora scelta come dominante per tutto il portico.

Scherza, in amichevole colloquio, Mauro Cozzari della Fondazione. “Tante coppie, perugine e non, resteranno di sasso riguardando le foto del loro matrimonio nelle quali il colore della facciata interno è ben diverso dall’attuale”. È vero: il colore corrente è più garbato e meno impattante. E quel verde-speranza sarà, d’ora in poi, perfino benaugurante. Sperando che le coppie, come si dice, non “scoppino”.

Ma torniamo all’intervento sul portico. Il vecchio intonaco, irregolare e sdrucito, viene dunque integralmente rinnovato e, nella circostanza, si passano i tubi di forasite per il rifacimento degli impianti. Quale occasione migliore per un indispensabile cablaggio? C’è da dire, infatti, che il portico non era quasi per niente illuminato. La nuova situazione vedrà invece esaltata al meglio la bellezza della struttura, mediante idonea illuminazione dall’alto e dal basso (foto).

Chiostro di San Pietro di Perugia

Si dovrà risolvere anche l’annoso problema dei piccioni che, se non bloccati, nel volgere di breve tempo, ridurrebbero all’ecce homo la facciata, le colonne, le soglie delle finestre, vanificando questo importante sforzo progettuale ed economico.

Il professor Franco Mezzanotte ricorda: “Ai primi anni 2000, quando ero in Fondazione, per il problema piccioni si fece un esperimento. Si portarono due falchi, noti cacciatori dei volatili, e per un periodo il problema fu risolto”. Ma oggi come la metteremmo con gli animalisti?

Sul piatto alcune idee in fase di valutazione. Ovviamente, i dissuasori a spillo non sono sufficienti: i volatili entrerebbero comunque, sporcando come al solito, con copiose deiezizoni. Un danno consistente, considerando che il guano di piccione è corrosivo e fa sbiadire qualsiasi superficie. Si pensa a una protezione dall’alto (magari trasparente) che impedisca ai piccioni di penetrare all’interno.

Ancora i lavori sono in corso, ma le parti già completate forniscono uno spaccato encomiabile di un intervento coi fiocchi.

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