INVIATO CITTADINO Palazzo Ansidei di Montemarte sotto i ferri
Si rifà anche la facciata su via Rocchi. Quella storica lapide che elogia il sindaco Reginaldo
Palazzo Ansidei di Montemarte sotto i ferri. Si rifà anche la facciata su via Ulisse Rocchi. Quella storica lapide che ricorda Reginaldo Ansidei, grande sindaco perugino.
L’edificio settecentesco è ad angolo “fra due Sindaci”: tra la via intestata a Ulisse Rocchi (già via Vecchia) e l’antica piazza San Donato, successivamente intitolata proprio alla famiglia Ansidei.
Il fronte sulla piazza era già stato risanato e colorato con un verdino d’antan. Ora si agisce sulla facciata di fronte all’antica chiesetta di San Donato, poi Pizzeria del Baffo, dove fu battezzato Andrea Fortebracci.
L’edificio è la somma di più unità immobiliari, come risulta dalla struttura asimmetrica, a forza omogeneizzata dallo stesso conte che volle riscattarlo.
L’accesso è in pietra bugnata liscia e tra le finestre del primo piano è murata una lastra marmorea a memoria del conte Reginaldo Ansidei, vissuto e deceduto in questa dimora. Era stato sindaco di Perugia per sedici anni, ossia per due mandati: dal 1861 al 1867 e dal 1870 al 1879. Con un intervallo (1868-1870) in cui la carica fu ricoperta da Evelino Waddington, secondo marito della marchesa Marianna Bacinetti, rimasta vedova del conte Florenzi.
L’edificio è oggi di proprietà privata e molto frazionata. Sono raffinati gli affreschi e le decorazioni delle sale interne del piano nobile.
La lapide è sovrastata da un Grifo rampante, fra due ricci con roselline incluse. Recita: “Il conte Reginaldo Ansidei, per XVI anni sindaco di Perugia, consacrò la vita intera al bene di questa sua città nativa nel Risorgimento nazionale, vagheggiando per essa gli splendori e le forze degli antichi Comuni. Restaurò con fino amore dell’arte, edificò con previdente intelletto, promosse nell’Accademia e nelle scuole le più alte forme di cultura e di educazione. Su questa casa che fu sua dove a LXVIII anni morì il VI febbraio MDCCCXCII, il Patrio Municipio volle ne fosse scolpito il nome e la virtù, a ricordo ed esempio della postera cittadinanza. Decreto V marzo MDCCCXCII”.
Belle parole la cui paternità viene attribuita alla poetessa perugina Maria Alinda Bonacci Brunamonti.
Spigolatura personale. Conosco alla perfezione il piano nobile e le sue belle decorazioni per avervi trascorso giornate di studio e di amicizia con l’indimenticato amico, compagno di scuola, Marco Rufini, scrittore di rango e biografo di Braccio. La proprietà faceva infatti capo alla sua famiglia la cui perdita piango con immutato rammarico.