Referendum sulla giustizia - Sulla separazione delle carriere si accende la polemica tra magistrati e avvocati
Botta e risposta tra il pm Giuliano Mignini e l'avvocato Vincenzo Bochicchio, presidente della Camera penale di Perugia, sulla parità tra pubblico ministero e difensore nel processo penale
Radicali e Lega hanno iniziato la raccolta delle firme per proporre sei referendum sulla giustizia: dalla riforma del Csm alla separazione delle carriere, dalla cusotida cautelare alla responsabilità civile dei magistrati. Sul tema si è acceso un forte dibattito tra favorevoli e contrari. Da una parte le forze politiche promotrici, l'avvocatura in generale e i tanti cittadini che hanno già firmato; dall'altra sostanzialmente la magistratura che vede negativamente queste riforme.
Perugia Today ha ospitato un lungo articolo del pm in pensione Giuliano Mignini (Referendum sulla giustizia di Lega e Radicali, l'ex pm Mignini: "Quesiti inutili su riforme sbagliate") nel quale si contestano uno per uno i quesiti referendari.
A seguito di questo articolo è stato pubblicato un video in cui l'avvocato Valter Biscotti, responsabile giustizia della Lega Perugia, ribadisce la necessità delle riforme (VIDEO - Referendum giustizia, l'avvocato Biscotti replica al pm Mignini: "La volontà popolare è già stata tradita una volta"). Anche la Camera penale di Perugia, con il presidente avvocato Vincenzo Bochicchio e il consiglio direttivo, oltre che appoggiare i referendum con un impegno diretto nella raccolta delle firme, ha contestato quanto sostenuto dall'ex pm Mignini (Referendum giustizia, la Camera penale di Perugia: "Anche i magistrati sbagliano, la riforma è un'esigenza collettiva").
Riceviamo e pubblichiamo un altro intervento del magistrato Giuliano Mignini proprio in merito alle critiche mosse dalla Camera penale di Perugia.
"Ho letto il commento dell'avvocato Vincenzo Bochicchio in risposta al mio articolo sui referendum indetti da Lega e radicali. Se l'avvocato Bochicchio ha formulato le critiche che ho letto, evidentemente vi è stato un equivoco che sento l'obbligo di chiarire da parte mia.
Le critiche si appuntano tutte sul quesito sulla separazione delle carriere, a quanto ho potuto constatare e, nell'ambito di quello che ho detto, semplicemente alla questione dell'"autostima" con la quale volevo intendere un concetto molto semplice. Il problema non esisteva prima dell'entrata in vigore del nuovo codice di procedura penale. È sorto proprio con la affermata parità delle parti nel nuovo codice e con un clima di crescente contrapposizione tra Procura e Difesa dell'imputato/indagato.
Ma questa parità incontra un limite innegabile non solo durante le indagini ma anche in relazione alla natura di organo di giustizia, imparziale, che il pubblico ministero ha e che lo avvicina comunque alla figura del giudice, oltre al fatto che giudici e pm sono organi dello stato. Si tratta quindi di una parità che incontra dei limiti e questi limiti non sono spesso compresi e ciò causa tensioni e incomprensioni tra pm e avvocatura. Non sto a ricordare l'"asprezza" delle critiche rivolte da certi esponenti di quest'ultima ai primi (vicenda Davigo, ad esempio) e la cui ingiustizia è, per me, sotto gli occhi di tutti.
Avevo parlato anche di un ulteriore aspetto della questione, cioè del fatto che la separazione delle carriere è prodromica (o può esserlo) al controllo del pm da parte dell'esecutivo ma l'avv. Bochicchio non ne ha parlato nel suo intervento.
Sono abituato, purtroppo, agli attacchi che la magistratura, specie requirente, della quale mi onoro di essere stato parte, ha subito e subisce in Italia in questo momento storico. Non intendo alimentare questa contrapposizione anche perché i miei rapporti con l'avvocatura sono sempre stati notoriamente ottimi.
Questo clima di scontro non esisteva nel vecchio codice ma esiste nel nuovo e non fa bene alla giustizia.
Mi auguro che avvocatura e magistratura, specie requirente, collaborino insieme, ciascuno nell'ambito delle proprie funzioni, nell'interesse della Giustizia che e' il fine del processo".
Giuliano Mignini, magistrato