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Quella volta che Orson Welles cenò a Perugia, presso il ristorante Trasimeno di Furio Pagnotta

Al tavolo con il grande regista e attore la giornalista Oriana Fallaci per un'intervista sull'ultimo film girato per alcuni esterni proprio a Perugia: Otello

Il nostro servizio sul cinema Mignon e sulla prima dell’Otello di Welles ha suscitato interessanti reazioni e fornito contributi, specie sul rapporto dell’attore-regista statunitense con la città di Perugia.

Rino Fruttini, economista e storico della Vetusta, rivela che il grande attore prese come terza moglie Paola Mori, nel 1955. La donna – racconta Rino – era una sua parente, vantando una discendenza condivisa da Bartolomeo Fruttini, detto il Burchia, suo comune antenato. Lo sostiene a pagina 132 del primo volume del suo libro “La saga del Burchia”, precisando che la sua parente fu terza moglie del regista, dopo Virginia Nicholson e Rita Hayworth.

Pure il terzo matrimonio di Welles non andò a buon fine, anche se i due non divorziarono mai.

Spiega Fruttini: “Il primo film proiettato al Mignon fu l'Otello di Orson Welles perché girato per alcuni esterni a Perugia”.

Fruttini riporta anche il racconto della scrittrice Oriana Fallaci con cui Paola Mori doveva fissare un appuntamento per un’intervista col marito, spesso introvabile, in quanto eterno e insaziabile giramondo e… donnaiolo.

Rino ci regala anche una foto (in pagina) di Orson Welles, seduto ad un tavolo del Ristorante Trasimeno, in corso Vannucci, insieme alla giornalista Oriana Fallaci.

Scrive: “Risalta la posizione molto corretta della signora Fallaci, mentre sta gustando un piatto di pasta e quella dell’attore, meno ortodossa, nel mentre mostra di non gradire la foto, presa quasi a tradimento”.

Poi racconta: “In quel periodo furono scelti come set, per alcune scene del film ‘Otello’, la Rocca Paolina e Palazzo dei Priori”.

Va peraltro ricordato che “Otello” (The Tragedy of Othello: The Moor of Venice), film del 1952 diretto da Orson Welles, tratto dall’omonimo dramma di William Shakespeare, vinse il Grand Prix du Festival al 5º Festival di Cannes, come miglior film (ex aequo con “Due soldi di speranza” di Renato Castellani).

Scendendo ai dettagli: “Le riprese durarono oltre tre anni – ricorda Fruttini – a causa delle difficoltà economiche di Welles, che usò il compenso avuto per ‘Il terzo uomo’ per completare finalmente il film”.

La foto in pagina – gentilmente concessa da Rino – documenta la presenza, al Ristorante Trasimeno di Furio Pagnotta, di Welles, in quell'occasione intervistato da Oriana Fallaci, venuta volentieri fra i travertini della Vetusta.

P.S.: Ho cercato di prendere in castagna il noto storico del cinema, e mio sodale, Fabio Melelli, interrogandolo sull’argomento. Sapeva quasi tutto. Mannaggia.

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