PERUGINERIE Quando la Fiera dei Santi divenne ‘dei Morti’
Perugini dissacratori… o forse ce l’avevano col Papa-Re
Quando la Fiera dei Santi divenne ‘dei Morti’. Perugini dissacratori… o forse ce l’avevano col Papa-Re.
Il cambiamento è documentato per la prima volta in un elenco di fiere e mercati annuali del 1821. Un documento a stampa del 1829 usa la stessa definizione. Ma distingue la vendita delle merci ordinarie in città, nel Corso Vannucci e nella via Nova, l’attuale via Mazzini. Mentre la fiera del bestiame, oggi scomparsa, avveniva nello spazio sottostante la Rocca Paolina: dalla ‘tenaglia’ a quella che sarebbe poi divenuta la piazza d’Armi.
A partire dal periodo post-unitario, la cronaca dei giornali può fungere da guida per seguire l’evento “Fiera dei Morti” in maniera capillare.
A un certo punto, per motivi di pubblica igiene, il mercato del bestiame fu trasferito al Frontone.
Per le merci, si cambiarono diverse sedi, specie quando l’afflusso di partecipanti aveva finito col saturare il centro storico e la piazza del Mercato (oggi Matteotti).
Gli stessi commercianti del Centro non erano entusiasti, dato che vedevano nella concorrenza delle bancarelle un elemento di disturbo. E opponevano alla fiera la regolarità delle loro prestazioni.
Dopo il 1940 si tentò di mutare la denominazione, orientandosi verso “Fiera della Vittoria”, in relazione alla data del 4 novembre, data fatidica e conclusiva del primo conflitto mondiale.
Fino al 1958, la fiera si tenne per le vie del Centro. Successivamente fu trasferita in Borgo XX Giugno.
Nel biennio 1969/70 si svolse al foro boario di Prepo, separandosi dai Baracconi, che restavano in piazzale Europa.
I perugini l’hanno vista, nel 1971, anche in via Ripa di Meana e via Bonfigli, prima della sistemazione attuale al Pian di Massiano, che fa capo al 1975. Ma ormai erano venute meno le ragioni commerciali, specialmente nel campo della zootecnia, tradizionale punto di forza dell’economia umbra.
La nostra Fiera fa capo almeno al XIII secolo ed è la più antica. Era anche la più lunga, giungendo fino a San Martino, ossia all’11 novembre, fra castagne e vino nuovo, spillato dalle botti borbottanti. Fra compra vendita di buoi cornuti, forza motrice di carri agricoli e aratri.
Secondo alcuni, i perugini intesero sganciare l’evento commerciale dalla sacralità del nome dei Santi e preferirono legarla alla storia personale e a quella della comunità, rappresentata dagli antenati.
D’altronde, il collegamento coi Santi e col culto dei defunti sopravvive tuttora anche in specialità della tradizione come le “fave dei morti”, o i biscottini “ossa dei morti”, che collegavano l’aspetto rituale a quello gastronomico. Oggi si è arrivati anche alle dita delle streghe.
L’origine è lontanissima e si radica nel Medio Evo, risalendo al XIII secolo, e precedendo di un secolo la Fiera del Perdono di Assisi.
A Perugia si tenevano anche le fiere di S. Ercolano e della Conca.