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Piazza dell’Università. Transenne rimosse, cantiere chiuso, ma lavoro incompleto. Cosa manca

Restano dei vuoti, delle zone lacunose che, con la pioggia, potrebbero colmarsi di acqua e, nella prossima stagione invernale, spaccare. Oltretutto vi restano frammenti di sassolini, materiali della demolizione, rena e detriti

Piazza dell’Università. Transenne rimosse, cantiere chiuso, ma lavoro incompleto. Cosa manca.

La zona è di nuovo transitabile, ma un semplice sopralluogo suggerisce che l’intervento non dovrebbe essere concluso. O, se invece lo fosse, si tratterebbe di un lavoro mal fatto.

Diverse le osservazioni mosse da persone che se ne intendono.

Il primo motivo di insoddisfazione consiste nel rilevare che gli interstizi fra le pietre non sono riempiti. Vale a dire che restano dei vuoti, delle zone lacunose che, con la pioggia, potrebbero colmarsi di acqua e, nella prossima stagione invernale, spaccare. Oltretutto vi restano frammenti di sassolini, materiali della demolizione, rena e detriti.

L’Inviato Cittadino ne ha parlato col Rettore, qui incontrato per caso. Il Magnifico si è detto convinto che le “fughe” siano da colmare. Ci si chiede – rispondano gli esperti! – se non sarebbe stato opportuno completare il lavoro, effettuando la stuccatura contestualmente al cantiere attivo. Mettendo invece materiale in un momento successivo, c’è pericolo che venga calpestato e successivamente non tenga. Vedremo cosa risponderà l’impresa e se il Comune di Perugia, committente del lavoro, saprà far eseguire i lavori e regola d’arte.

Il secondo motivo di insoddisfazione è prevalentemente di natura estetica. Si tratta delle pietre sostituite. È da chiarire che quei sassi erano stati in parte sbriciolati dal peso delle ruote dei pullman sotto sterzo. Andavano quindi rimpiazzati.

C’è anche da precisare che le lastre sostitutive di quelle rotte non sono della stessa pietra rosa di Assisi, ma sono bianche.

Si aggiunga a questo il fatto che le nuove sono scalpellate, mentre quelle originali sono lisce.

Un consulente ci informa che, trattandosi di restauro, i materiali nuovi andavano probabilmente distinti per rendere visibile e riconoscibile l’intervento.

Sarà certamente così, ma in questo caso non parliamo di un’opera d’arte in cui il restauro deve seguire un protocollo, affinché l’intervento sia distinguibile, visibile e reversibile. Qui siamo in presenza di una pavimentazione banale, voluta dal grande rettore Giuseppe Rufo Ermini come “accoglienza” al rettorato. Ma di artistico c’è ben poco. Per non dire nulla.

De gustibus? Confesso che personalmente, da profano, avrei preferito che la sostituzione delle pietre sbriciolate fosse avvenuta con altre dello stesso tipo e colore. Per una questione di uniformità. A meno che, alla concinnitas, si preferisca la variatio. De gustibus. Appunto.

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