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Giovedì, 25 Aprile 2024
L'INDAGINE

“L’uomo nero. La scomparsa di Sonia Marra” il libro di Alvaro Fiorucci, la sorella critica la Chiesa: "Ho perso la fede"

Non ci sono condanne... ma in quel periodo la chiesa perugina fu travolta da troppi scandali

Al foyer del Morlacchi il libro di Fiorucci “L’uomo nero. La scomparsa di Sonia Marra”, già recensito su queste colonne [LETTI PER VOI. L’uomo nero, di Alvaro Fiorucci, grande esempio di giornalismo narrativo. Un libro che si divora… (perugiatoday.it)]. Anna Marra: “Ho perduto la fede”. A coordinare sapientemente l’affollata presentazione il direttore Italo Carmignani, che propone domande, garbate e ficcanti, all’autore e agli ospiti. Non senza aver premesso che il dolore dei familiari è più bruciante davanti a una Sonia che “non esiste”, non essendosi ritrovato il cadavere. Ché di cadavere certamente si tratta. Essendo scomparsa non per allontanamento volontario, ma in quanto vittima di un atroce omicidio. Di cui s’ignorano autore e motivi. Moventi che è ragionevole intuire, ma dei quali gli inquirenti, malgrado il notevole impegno, non sono riusciti a dipanare la misteriosa matassa.

Struggente la posizione di Anna, la sorella che non si dà pace. E dice che la sua fede vacilla, si perde nel dolore e nella rabbia di un mistero insoluto. Non si sa se per impossibilità, incapacità o volontà di perseguire – lo dice anche Fiorucci – il solo Bindella. Abbandonando la traccia “dei religiosi” del cosiddetto filone ecclesiastico. Troppi, invero, i fatti e misfatti che hanno angustiato la chiesa perugina in quello stesso periodo. Preti e droga, preti e pedofilia, vescovi e suore, personaggi reticenti che dicono e (soprattutto) non dicono. Forse. Impossibile dire di più. Si può solo ipotizzare. Certo è che la sentina di vizi è colma. E non ne esce bene nessuno. Ma la giustizia è fatta di riscontri oggettivi e non si condanna qualcuno sulla base di indizi. Se pure numerosi e concordanti.

Alessandro Nesi, avvocato di famiglia, interviene su punti specifici con rigore e precisione. Niccodemo Gentile, presidente di Penelope (Associazione nazionale delle famiglie e degli amici delle persone scomparse) fa l’intervento più toccante. Parlando delle “vite sospese” dei familiari sofferenti (“in bilico”) degli scomparsi. E del reperimento del corpo come precondizione per l’indispensabile elaborazione del lutto. Un lutto che tormenterà i giorni e le notti dei familiari di Sonia, ragazza riservata e taciturna, fino all’ultimo dei loro giorni.

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