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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Peruginerie - Via Alunni: quando la toponomastica e il marchio d’origine tradiscono l’origine

Leggendo quella targa viene in mente un nome di famiglia, ossia il diffusissimo Alunni. È però da chiarire che sarebbe stato corretto denominare questa stradina urbana via “degli Alunni”. Ecco perché

PERUGINERIE. Via Alunni: quando la toponomastica, e il marchio d’origine, tradiscono… l’origine. Leggendo quella targa viene in mente un nome di famiglia, ossia il diffusissimo Alunni. È però da chiarire che sarebbe stato corretto denominare questa stradina urbana (che unisce via Favorita a via Santa Lucia) via “degli Alunni”.

SPIEGHIAMO PERCHÉ. Fin dal Medioevo, l’Ospedale di via Oberdan aveva qui delle proprietà, tra le quali il Brefotrofio, ossia il collegio che ospitava i trovatelli.

I bambini erano abbandonati (“esposti”) sui sagrati delle chiese o portati qui e consegnati alla ruota. Venivano battezzati, educati, sommariamente istruiti, tenuti qui o dati a balia e successivamente consegnati a famiglie adottive, spesso contadine, compensate in denaro per questa accettazione.

Il nome generico dei ricoverati suonava come “Alunni”, dal verbo latino “alo” per “nutrire, allevare”.

La condizione di trovatelli veniva testimoniata dal doppio cognome, ossia “Alunni”, spesso seguito dal cognome della famiglia adottante.

UNA CATEGORIA, NON UNA FAMIGLIA. Dunque Alunni non era in origine un cognome di famiglia, ma il termine indicava la condizione di trovatello. Per cui, la dicitura corretta sarebbe quella di “via degli alunni”, con la iniziale minuscola. Tanto più che su uno degli imbocchi, la lapide odonomastica è stata recentemente rifatta. Si poteva pensare a conformarla alle esigenze di chiarezza. Non ci sarebbe voluto (e non ci vorrebbe) molto a rimuovere l’imprecisione, aggiungendo un semplice “degli”. Non si tratterebbe di un cambiamento della toponomastica, ma di un semplice chiarimento che non ritocca e non impone cambiamenti su patenti o carte d’identità.

CURIOSITÀ: dal secondo Ottocento alla fine degli anni Cinquanta del Novecento, qui aveva sede l’Istituto Dermoceltico, per la cura delle malattie sessualmente trasmissibili, allora propriamente definite “veneree”. L’amico Giuseppe Fioroni ci testimoniava la presenza del celebre professor Negri, eminente studioso del ramo. Le cui grida di rimprovero, all’indirizzo dei giovani “imprudenti”, si sentivano a distanza.

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