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PERUGINERIE Tornano i "pisciatori", tra ricordi e battute

Erano così chiamati quegli avvilenti contenitori in lamiera o bandone (oggi drasticamente eradicati fino all’ultimo esemplare) che un tempo punteggiavano i vicoli e gli angoli dell’acropoli

Torneranno a Perugia i “pisciatori”, nome che sembrerebbe evocare piuttosto chi compie l’atto che il dispositivo utile a ricoverare l’utente. Erano così chiamati quegli avvilenti contenitori in lamiera o bandone (oggi drasticamente eradicati fino all’ultimo esemplare) che un tempo punteggiavano i vicoli e gli angoli dell’acropoli.

Ho usato “ricoverare” non a caso, perché tali box erano dotati anche di un tettuccio in lamiera anti intemperie e di una base in cemento, metallo smaltato o ceramica, per appoggiare le estremità inferiori. Alzi la mano lo studente del liceo ginnasio Mariotti che non l’ha fatta, almeno una volta, nel pisciatore vicino al carrozziere, sotto le finestre della scuola. Con qualche docente che, dalla sala professori, osservava disgustato.

Lo “sprezzo del ridicolo” arrivava a tal punto che l’utente era protetto per gran parte del corpo, meno che per il capo e i polpacci. Tanto che chi usava l’arnese poteva essere identificato, e magari salutato, dai passanti, comprese le gentili signore di conoscenza. Ragion per cui, la minzione veniva spesso esercitata “alla vergognosa”, ossia a testa bassa, onde evitare imbarazzanti riconoscimenti!

A Perugia, di “pisciatori” ne esistevano anche in muratura, incassati, come in via del Parione, in qualche modo più discreti. Ma anche a due posti. La gallery è parte del materiale per un libro che avevo pronto sulla storia perugina del “pisciatore”. E non è detto che non lo faccia.

Ricordo una spassosa poesia, in tema, di Claudio Spinelli: ’L GALATEO.

Arivar’no ’n siem’ al pisciatore, / quillo che steva giù per via ’Radina: / “La prego, pisci lei”, “No, lei dottore…” / “Ma no”, “Ma sì” e via nco ’sta manfrina. / ’Nsomma, per fatte breve la questione…/

pisciàron tutti du’ drent’ai calzone.

A Perugia - ricorda Walter Pilini - un calzolaio andava a svuotare la vescica in quello di via della Formica, dove era solito anche bere: accostava la mano sotto l’acqua a mo’ di coppa e ci avvicinava la bocca. A chi gli fece notare la mancanza d’igiene, rispose piccato: “Tanto quassù è pulita!”.

Nella Vetusta, di “pisciatori” ce n’erano a iosa. Ricordo, oltre a quello “familiare” del Liceo Mariotti, in cima a via Marzia, in Via del Forte, vicino alla libreria Simonelli (oggi Feltrinelli), in via delle Conce…

Le amministrazioni comunali, in preda a smania demolitoria, li hanno fatti rimuovere uno a uno. In qualche caso era necessaria una pronta dismissione, viste le condizioni di inaccettabile degrado (vedi foto in gallery). Una applicata la “soluzione finale”, oggi ci si accorge che svolgevano una funzione fondamentale, specie per gli anziani prostatici. E si corre ai ripari, pure per la “piscite” dilagante, tra i giovani bevitori di birra. Ma quei “tamburlani” svolgevano un servizio in tempi nei quali il bagno al bar era una rarità (si pensi che la pasticceria Sandri e altri luoghi d’eccellenza ne erano, e ne sono, privi).

Recentemente, ne è stato creato e attivato uno in via delle Cantine (in pagina): scelta accorta e provvidenziale, dovuto al buon senso di Fotinì Giustozzi e Margherita Scoccia. Nella speranza che gli scriteriati che la fanno ovunque scelgano di avvalersene.

L’Inviato Cittadino auspica che se ne realizzino degli altri, in punti “strategici” della città. Ma fatti con criteri moderni e più dignitosi di quelli, scandalosi e puzzolenti, di un tempo.

Si dice: “Il bagno c’è anche al bar”. Risponde un uomo attempato: “Quanti caffè devo prendere al giorno per soddisfare queste necessità?”. Non vorremmo che si alzasse il livello di nervosismo della pòlis. 

Perugia, tornano i 'pisciatori'

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