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PERUGINERIE Quando Vermiglioli salvò la Fontana Maggiore che i perugini volevano smontare

Illustre antichista, Vermiglioli (1769-1846) inventò letteralmente la cattedra di archeologia allo Studium perusinum

Quando Giovan Battista Vermiglioli salvò la Fontana Maggiore che i perugini volevano smontare.

Illustre antichista, Vermiglioli (1769-1846) inventò letteralmente la cattedra di archeologia allo Studium perusinum. Fu anche rinomato numismatico: un’associazione cittadina filatelica e numismatica è intestata a suo nome. Le sue ricerche contribuirono ad incrementare le collezioni dei Musei Civici, oggi conservate al Manu.

Una busto marmoreo lungo la scalea lo ritrae e ne ricorda i meriti. 

FOTO - Quando Giovan Battista Vermiglioli salvò la Fontana

Rispondendo a una molteplicità di interessi, veramente enciclopedici, scrisse centinaia di opere e lavori, molti anche inediti. Principalmente di archeologia e storia dell’arte antica, che lo portarono a conseguire una fama straordinaria a livello nazionale e internazionale. Insegnò anche all’Accademia di Belle Arti “Pietro Vannucci” e fondò l’Accademia dei Filedoni.

La vulgata ricorda questo grande merito: ossia quello di aver salvato dallo smontaggio, e successiva rimozione, la Fontana Maggiore che “nun tirava”, ossia era rimasta all’asciutto per inefficienza dell’acquedotto. Si propose, dunque, di toglierla di mezzo perché “impicciava”. Vermiglioli, col suo grande prestigio, si oppose energicamente e impedì lo scempio.

Il poeta perugino Claudio Spinelli ne tratta in questa poesia, inclusa nella raccolta “Si fuste papa tu”, del 1984.

’L PROFESSOR VERMIJOLI

Fusse stato per me, te ’ntitolavo / la Piazza Grande, non quil vigoletto, / ché tu come studioso fust’bravo, / ma tanti nné l’ saprònno, ce scommetto, / che si nunn’èrte tu, del ventidue / la Fontana Maggiore ’n c’era piùe. // Difatti quan’ che fu che l’acquedotto, / che nunn’è stat’mai ’n cap’lavoro, / nun funzionava più ché s’era rotto, / ce furon’ certi che second’loro / la Fontana, sicome nun tirava, / toccava de levalla ché ’mpicciava. // Ma tu che n tla testa c’évi ’l sale / e che ’sta cosa nun te sfagiolava / per quant’era ’gnorant’e fatta male, / te ’mpuntaste che guai chi la toccava. / E fu cussì che ’sta Fontana nostra / ’ncor’è ’n mezz’a la piazz’ a fa’ la mostra.

Credo che meglio non si potesse dire.

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