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PERUGINERIE Anche Perugia aveva la sua “pietra dello scandalo” per la “culata”

Svelato il mistero dello sportellino sopra la seduta di Palazzo dei Priori

Ecco dove Perugia aveva la sua “pietra dello scandalo” per la “culata”. Svelato il mistero dello sportellino sopra la seduta di Palazzo dei Priori.

Serviva per gli attacchi delle catene, quando i debitori venivano legati ed esposti al pubblico ludibrio. Ne resta una decisa traccia dentro quello sportellino, in aderenza a un discendente metallico di gronda. Guardando il palazzo comunale, a circa metà della seduta compresa tra il portale del Maitani e via dei Priori.

Poco sopra la seduta c’è uno sportellino metallico, chiuso da un robusto lucchetto. Al suo interno restano gli agganci per le catene. Con delle catene si costringevano infatti quanti avevano cospicui insoluti, fino alla condanna ad essere esposti come condannati davanti ai cittadini.

La circostanza è testimoniata – dicono i ‘topi’ degli archivi – da documentazione relativa. Insomma, vigeva la punizione della “culata”.

L’abitudine di sbugiardare i reprobi che lasciavano in giro i “buffi”, come si dice in lingua perugina, era comune ad altre città. L’espressione relativa suona “sbattece l culo”. E proprio di sedere sbattuto a terra o su luogo idoneo si trattava.

Risulta, ad esempio, che al Palazzo della Ragione di Padova (l’antica sede dei tribunali cittadini e del mercato coperto), le guardie comunali avessero il compito di sollevare e far sbattere il sedere al reprobo “coram populo”. Qui c’è appunto la “Pietra del vituperio” sulla quale il debitore veniva drasticamente messo a sedere per tre volte, ripetendo la frase “cedo bona” (ossia “vendo i miei beni”) restando in camicia e in mutande (da cui anche l’espressione “restare in braghe di tela”). E poco più in là i falliti venivano presi a cordate nella zona detta ‘Volto della corda’.

Anche a Firenze (nella Loggia del Mercato Nuovo) sulla pietra si compiva l’“acculata”: i debitori e i disonesti dovevano calarsi i pantaloni e lasciare il loro fondoschiena alla portata dei presenti che erano liberi di sculacciarlo violentemente.

Già nell’antica Roma i debitori venivano umiliati pubblicamente. L’umiliazione veniva effettuata a natiche denudate: la  “bonorum cessio culo nudo super lapidem” aveva luogo sopra ad una pietra.

Ecco da dove viene l’espressione PIETRA DELLO SCANDALO.

Qualcosa di simile era la “cerimonia” della bancarotta, quando al fallito si rompeva il banco sul quale esercitava il cambio o la propria attività.

A Perugia, dunque, il debitore veniva saldamente legato e tenuto a lungo davanti al pubblico. La sosta era così protratta e il fenomeno tanto frequente che, a ben guardare, la seduta in pietra sottostante l’attacco delle catene è consumata fino ad assumere evidentemente la forma del sedere (foto).

A rafforzare la tesi è la rosellina mozzata, lì vicino, ad angolo con via dei Priori. Si tratta di una rosa, con centro antropomorfo di viso umano (praticamente una faccia imparruccata) la cui estremità a sinistra è mutilata, come se si fosse tagliata un orecchio. A dimostrare la privazione di diritti di commercio a discapito del fallito.

Costumi di un tempo. Quando fare debiti e non pagare era considerato un obbrobrio. Mentre, ai tempi nostri, chi fa il debito più grosso non paga. O tempora, o mores. 

FOTO - Perugia, ecco la 'Pietra dello scandalo': svelato il mistero dello sportellino

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