Quando a Perugia, inaugurando l’acquedotto, provarono a far fesso il Duce… che se la legò al dito. Intervista allo storico Leonardo Varasano
Quando a Perugia, inaugurando l’acquedotto, provarono a far fesso il Duce… che non ci cascò. La mostra in atto a Palazzo Della Penna sull’acqua e sulla storia degli acquedotti perugini fa riemergere una vicenda ormai entrata nella aneddotica popolare… ma anche in qualche libro di storia.
Dunque risulta che la costruzione del nuovo acquedotto, podestà Giovanni Buitoni, non fosse stata completata. Si favoleggiò di ruberie e opacità, alle quali la tradizione vuole legare la trasferta (fuga?) americana di Buitoni.
Circa l’inaugurazione, ormai fissata e non procrastinabile, si riferisce che fosse stato preparato un inghippo. L’acqua doveva zampillare dalla Fontana Maggiore, ma quella che ne uscì non proveniva dalle condutture del nuovo acquedotto, ancora incompleto. Bensì dalla vecchia linea. E c’è chi dice da una damigiana.
Pare che, al segno convenuto di un piede battuto energicamente per terra, dovesse corrispondere l’apertura di un manicotto da parte di un fontaniere complice, opportunamente acquattato. Al segno convenuto, quando il Duce premette il fatidico bottone, il manicotto fu aperto e l’acqua zampillò. Ma non quella asseritamente proveniente dalla nuova opera.
Mussolini – che di certo fesso non era – notò la manovra e stette al gioco. Salvo, in un secondo momento, disertare Perugia a causa di questo “tradimento”. E c’è chi, appunto, lega all’evento la presunta “fuga” statunitense del podestà negli Stati Uniti d’America.
Ne parliamo con l’assessore alla Cultura del Comune di Perugia, Leonardo Varasano, storico di professione. Cosa dice di questo fatto storico, o pseudo tale?
“La vicenda del fontaniere e della probabile pantomima dell'inaugurazione del nuovo acquedotto della Scirca è narrata da Dante Magnini ed è rimasta viva nella memoria cittadina”.
Effettivamente Dante Magnini, nel suo “Perugia nell’età della Patria” (p.100), racconta la vicenda spiegando la cosa col mancato allacciamento della conduttura (Buitoni fu anche accusato di aver usato tubazioni di Eternit, ritenute poco affidabili…).
Ma il fatto accadde o no?
“Chi all'epoca assistette all'episodio ne narrava con un sorriso. Vera o semplicemente verosimile che sia la vicenda, certo è invece quanto accadde dopo”.
Ossia, il duce la prese male e se la legò al dito?
“Un fatto è sicuro: il fascismo centrale fu assente alle importanti celebrazioni dell'ottobre 1932 per il decennale della marcia su Roma: fatto piuttosto strano per quella che, nella retorica del regime, veniva definita come la "capitale della rivoluzione"” [è noto che la Marcia su Roma parte dall’Hotel Brufani di Perugia, ndr].
E su Buitoni?
“Altrettanto strana fu la conclusione dell'esperienza amministrativa di Buitoni [costretto a dimettersi e surrogato da un Commissario regio ndr], poi sostituito da Colombo Corneli”.
Insomma, Mussolini covò rabbia e rancore contro la Vetusta?
“Dato certamente rilevante è che la successiva visita ufficiale di Mussolini a Perugia avvenne solo nel 1938”.
Certo è che Giovanni Buitoni andò prima a Parigi e si trasferì poi negli Stati Uniti d’America.
Scrive Magnini (p. 102): “La notizia, sia pure sottovoce, da crocchio e da salotto, si sparse rapidamente in tutt’Italia: e condì col sale quella calma”.
Conclusione di Varasano: “Nella mostra sulla storia degli acquedotti cittadini confluiscono implicitamente anche queste vicende”.
Insomma: una mostra tutta da vedere. Anche per le suggestioni che è in grado di fornire.