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Il cavallo di Ballerani, 'sfrattato' dalla Paolina, trova sede nell’atrio della scala mobile di piazzale Bellucci

A Perugia il 'trasloco' dell'imponente scultura, che continua a essere oggetto di ammirazione per cittadini e visitatori

'MIrabilia perusina'. Il cavallo di Ballerani, sfrattato dalla Paolina, trova idonea sede nell’atrio della scala mobile di piazzale Bellucci. Per l’esattezza nell’accesso inferiore che consente di risalire in corso Cavour. Anche lì, come nella Rocca del Sangallo, lo splendido manufatto è oggetto di ammirazione. Con persone che amano cimentarsi in selfie a ricordo di un incontro memorabile. Tanto più che l’attuale collocazione appare ideale: per la gioia di tante persone che da Sant’Anna sono dirette in corso Cavour, ma specialmente al Museo Archeologico e all’Archivio di Stato.

Ballerani e i suoi collaboratori hanno speso energie per lo smontaggio dell’ingombrante quadrupede dalla Rocca Paolina, il trasferimento e il successivo rimontaggio nella nuova sede. Ad aumentare l’appeal dell’opera, e la voglia di immortalarsi ai suoi piedi, contribuisce l’installazione veramente eccellente. Attorno all’equino dorato, è stata costruita una pedana semicircolare lignea che consente di sedersi. La parte a contatto col suolo è rifinita con uno zoccolo di pietra. Mentre il piano interno è arricchito da frammenti di porfido, residui di lavorazione, grezzi e messi lì in modo apparentemente casuale.

La decisione di spostare l’opera suscitò più di una reazione sfavorevole. Fummo in parecchi ad osservare che quel lavoro brillava come un diamante all’interno degli antichi fondachi della Paolina. Ci era capitato di osservare che i turisti puntavano gli obiettivi delle loro digitali più sul cavallo che sulle antiche mura o, addirittura, sul Grande Nero di Burri. Giusto o sbagliato, lecito o sacrilego che fosse. Ma inoppugnabile dato di fatto. Non mancò chi osò paragonare quell’artistico manufatto a un moderno “cavallo di Troia” attraverso il quale i turisti potevano essere invitati ad entrare nelle pieghe petrose e fra le piaghe pietose della storia di Perugia. Indagando sulle ragioni che avevano indotto il pontefice farnesiano a edificare la rocca “ad perusinorum coercendam audaciam”. 

Ma qualcuno decise per lo spostamento ed è ora inutile recriminare. Il fatto sicuro è che, dovunque lo si metta, il cavallo di Paolo Ballerani non lascia indifferenti, per non dire che suscita consensi generalizzati e ammirata meraviglia. Grazie, dunque, a questo artista di vaglia che ha inteso donare alla città un  capolavoro, costato oltre un anno di lavoro e una spesa ingente in materiali. Impegno e oneri pienamente giustificati dal ragguardevole risultato conseguito.

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