Perugia, tre nomi per la successione al cardinale Bassetti: Marconi-Giulietti-Sigismondi in testa al toto-vescovo
Il vescovo ausiliare Marco Salvi dato in pole per la diocesi di Arezzo. Probabili nomine tra il 7 e il 10 agosto, giorni della memoria di san Donato e san Lorenzo
Monsignor Marco Salvi potrebbe rimanere alla guida della diocesi di Perugia-Città della Pieve fino al 7 agosto, giorno in cui la Chiesa fa memoria di san Donato, patrono di Arezzo. Una data che si intreccia con quella del 10 agosto, festa di san Lorenzo e patrono di Perugia.
Ad agosto, infatti, si potrebbe assistere alla doppia nomina dei nuovi vescovi di Arezzo e Perugia. Nomine strettamente legate l’una all’altra, al di là della data, in quanto monsignor Salvi è lanciato verso la cattedra di Arezzo, al posto di monsignor Riccardo Fontana che ha lasciato per raggiunti limiti di età (ha deciso di rimanere in città come vescovo emerito). Questo anche perché accanto al nome dell’aretino Salvi c’è, ancora per poco, quello di Andrea Migliavacca, vescovo di San Miniato e dato in pole position per Firenze dopo l’uscita di scena del folignate cardinale Giuseppe Betori (per Firenze danno in buona posizione sia don Ivan Maffeis, ex membro della Cei ora parroco a Rovereto) sia don Gabriele Bandini, ex rettore di Fiesole).
Monsignor Marco Salvi, nato a Sansepolcro il 4 aprile 1954, ordinato presbitero il 28 maggio 1983, è stato nominato vescovo ausiliare di Perugia-Città della Pieve, con l’attribuzione della Sede titolare di Termini Imerese, da papa Francesco il 15 febbraio 2019, ricevendo la consacrazione episcopale il 31 marzo successivo nel duomo di Arezzo, sua diocesi di origine. Monsignor Marco Salvi è stato per tanti anni anche parroco di Anghiari. Attualmente è amministratore dell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve fino all’arrivo del nuovo vescovo.
La nomina del successore del cardinale Bassetti e le recenti nomine in persona episcopii di Gubbio-Città di Castello e Assisi-Foligno, sposta il discorso sulla più volte richieste dai pontefici riduzione delle diocesi italiane (sono oltre 200). I vescovi italiani hanno tentennato anche di fronte ai richiami di papa Francesco. E il Pontefice ha fatto, come suo solito, un intervento “a gamba tesa”, accorpando quasi tutte le diocesi che negli ultimi anni avevano perso per pensionamento il proprio pastore.
L’idea di fondo è quella di rimanere con le diocesi di Perugia, Terni, Spoleto, Assisi-Foligno, Gubbio-Castello e Orvieto-Todi.
Da giorni circolano voci sui possibili nomi che, guarda caso, sono tre in particolare e tutti umbri: monsignor Nazzareno Marconi, monsignor Paolo Giulietti e monsignor Gualtiero Sigismondi.
Monsignor Nazzareno Marconi, vescovo di Macerata e fresco di nomina alla guida della Conferenza episcopale marchigiana, biblista e rettore del seminario regionale umbro negli anni passati, è il più probabile successo di Bassetti. Talmente probabile che la mossa dei vescovi marchigiani di nominarlo alla loro guida, fa pensare che lo vogliano “blindare” e tenere a Macerata e nelle Marche. Troppi gli impegni religiosi e civili avvia negli anni e un trasferimento metterebbe tutto a rischio. Monsignor Marconi è a Macerata da otto anni e possiederebbe l’esperienza giusta per governare la diocesi perugino-pievese.
La nomina a Orvieto-Todi di monsignor Gualtiero Sigismondi fa presagire che la diocesi rimarrà integra. Anche se papa Francesco potrebbe di nuovo cambiare le carte in tavola, magari incastrando i pezzi di un puzzle che coinvolge la vicina Toscana (Firenze, Siena e Arezzo devono cambiare o sono interessate al cambiamento dei vesovi).
Gualtiero Sigismondi lascerebbe Orvieto-Todi, aprendo le porte alla soppressione della diocesi e al suo smembramento? Monsignor Sigismondi sta facendo bene nel suo incarico nazionale all’Azione Cattolica. Troppo “perugino”, tra l’altro, come l’altro probabile successore. Quel don Paolo Giulietti, attualmente vescovo a Lucca. “Don Paolo” potrebbe lasciare la città toscana dopo appena tre anni di mandato pastorale e per via dei tanti progetti avviati? Poi “don Paolo” è troppo perugino per tornare a fare il vescovo a casa.
Si dice che i tre presuli si siano schermiti, respingendo una eventuale richiesta di trasferirsi mostrando i molteplici impegni pastorali, ma se chiamasse papa Francesco la risposta non potrebbe che cambiare. E non è detto che il Pontefice non vada a pescare, come suo solito, tra nomi sconosciuti di sacerdoti molto impegnati ad "sporcarsi" le mani nella quotidianità.