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INVIATO CITTADINO Perugia piange la scomparsa della senatrice Lidia Menapace

Convinta pacifista, sempre dalla parte delle donne, molto legata alle attività culturali della Vetusta

Perugia piange la scomparsa della senatrice Lidia Menapace, convinta pacifista, sempre dalla parte delle donne, molto legata alle attività culturali della Vetusta.

L’Inviato Cittadino ebbe modo di conoscerla, anni fa, in occasione del Premio “Lune di Primavera”, rassegna di scrittura, ideato e promosso dall’amica Marcella Bravetti, operaia sindacalista della Perugina. Il premio si articolava su tre segmenti: poesia, racconti, diari. Lidia era sempre rigorosa e puntuale, attenta a una valutazione equa. Inappuntabile.

D’altra parte, quel premio costituiva, nel suo piccolo, una testimonianza del valore della scrittura declinata al femminile e Marcella era onorata della disponibilità della senatrice che accoglieva con fraternità, da vera compagna.

Lidia Menapace aveva fatto un percorso, come si sarebbe poi detto, da cattocomunista. Già staffetta partigiana, partita dalle fila della cattolicissima Fuci, era passata nei ranghi del comunismo per approdare infine fra gli eretici del Manifesto e poi con la Rifondazione di Fausto Bertinotti.

Onorò il seggio senatoriale col suo persuaso pacifismo, portatrice delle ragioni di un femminismo maturo, non modaiolo. E quanto al pacifismo – mi disse un giorno un amico – Lidia ce l’ha ben scritto nel cognome.

“Ci conoscemmo negli anni Sessanta lavorando all’Unione Donne Italiane. Era una persuasa contestatrice del patriarcato”, mi racconta dalla sua casa perugina la partigiana Rossella, al secolo Mirella Alloisio, Croce di guerra al Valor militare. Oggi è presidente onoraria della rinata UDI perugina. Mirella ne ha compiuti 95, ma ragiona e ricorda con la freschezza di una ragazza: quella capace di imbracciare il mitra o affrontare a testa alta e cuore intrepido la responsabilità e il rischio di portare nella borsa i documenti del CLN.

“Già nell’ambiente partigiano – prosegue Alloisio – la donna era chiaramente subordinata alla componente maschile. Lidia e io combattevamo questa impostazione e dimostrammo coi fatti di non sentirci affatto inferiori, in termini di iniziativa, di coraggio, di responsabilità”.

Vi siete incontrate nell’ambito dell’Anpi?

“Come sai, la Menapace abitava a Bolzano e mancavano le occasioni d’incontro. Comunque avemmo modo di sentirci al telefono in più di un’occasione. Per discutere su argomenti che ritenevamo importanti, non solo soggettivamente, ma per temi come il terrorismo, le ingiustizie sociali, le derive (s)fasciste”.

Me ne vuoi ricordare qualcuna?

“Te ne dico una particolare. Andiamo con la memoria al tempo del cosiddetto Golpe Borghese (tentato durante la notte tra il 7 e l’8 dicembre 1970). In quel caso, la cultura e la politica nazionale ebbero la colpa di sottovalutare il fenomeno. Pareva un colpo di Stato da operetta, e in parte lo fu. Ma era sintomatico del pericolo di rigurgiti autoritari”.

Il caso vuole che proprio oggi ne ricorra il 50mo anniversario. Quali furono le vostre conclusioni?

“Con Lidia ci dicemmo che non trattare il tema della libertà con gli studenti nelle scuole era stata una grave mancanza. Occorreva sensibilizzarli al pericolo. Senza dare acquisite una volta per sempre le libertà democratiche. Che non sono un bene octroyé, ma vanno rivendicate con impegno e consapevolezza quotidiani”.

Conclude Mirella Alloisio: “Noi che avevamo conosciuto il fascismo, combattendolo armi in pugno, avvertivamo il preciso dovere di difendere quella libertà faticosamente conquistata. E il principio mantiene ancor oggi validità”.

Pacifismo, parità uomo-donna, amore per la libertà. Grazie, Lidia, per aver speso la vita militando sotto queste bandiere.

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