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Perugia piange la scomparsa di Sergio Fatti. Il ricordo dell'Inviato Cittadino

Ci mancheranno il suo sottile umorismo, la sua serietà e la sua sterminata cultura. Posseduta. Mai esibita. Ciao, Sergio

Perugia piange la scomparsa, a soli 58 anni, di Sergio Fatti, persona di elevata cultura e alta spiritualità. Una figura discreta, con l’incomprimibile passione per il sapere e i libri antichi.

Si era laureato in Etruscologia ed era funzionario regionale per lo studio, conservazione, manutenzione e restauro dei beni librari.

Fin da ragazzo, aveva coltivato la passione da collezionista. Si era formato sotto la guida del coltissimo Costanzo Covarelli. Amava raccogliere materiali di ogni genere che avessero per argomento Perugia e il suo territorio.

Tale passione gli aveva consentito, in quarantacinque anni di inesauste ricerche, di mettere insieme una vasta collezione di materiale storico-documentario, fondamentale per la conoscenza della nostra città. L’ultimo lavoro della sua attività di studioso è risultata la mostra a “L’arco etrusco, la collezione di incisioni dal XVI al XIX di Sergio Fatti”, in cui sono esposti suoi materiali.

Come spigolatura personale, posso aggiungere la comune frequentazione della messa domenicale di don Mario Stefanoni, presso l’Oratorio del SS.mo Crocefisso, annesso alla chiesa di Santa Maria Nuova in Porta Pesa.

Al termine della liturgia, più di una volta siamo risaliti per via del Roscetto, percorrendo insieme via della Viola e via Cartolari, fino al portone ad angolo con via del Fumo. Poco dopo c’è la casa dell’Alessi, ricordata da una lapide fittile ben leggibile.

Abbiamo parlato di cultura e umanità, conversando sull’attività di comuni amici, come l’archeologa Luana Cenciaioli. Abbiamo ricordato la figura del sarto Tommaso Mencaroni, che teneva bottega poco sotto e col quale il mio babbo, esperto sartore, collaborava.

Solo su una cosa, con Sergio, non ci trovavamo d’accordo. Mi rimproverava spesso per i miei servizi su Perugia Today, a suo dire troppo condiscendenti coi ragazzi di Fiorivano le Viole. Io sostenevo che avevano ridato fiato alla zona, lui ribatteva che il rumore e la confusione di certe occasioni gli impedivano di studiare e di prendere sonno. Piccoli contrasti che si concludevano con una battuta e una stretta di mano. Da oggi, senza Sergio, via Cartolari, noi perugini e tutta la città ci sentiamo più poveri. E più soli. Ci mancheranno il suo sottile umorismo, la sua serietà e la sua sterminata cultura. Posseduta. Mai esibita. Ciao, Sergio!

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