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Perugia in lutto, è morto l’ingegner Massimo Rigucci. Il ricordo dell'Inviato Cittadino

Ci ha lasciato l’ingegner Massimo Rigucci, esperto del volo, informatico della prima ora, uomo di fede, perugino verace e dotato di straordinaria ironia

Ci ha lasciato l’ingegner Massimo Rigucci, esperto del volo, informatico della prima ora, uomo di fede, perugino verace e dotato di straordinaria ironia.

Avevamo i calzoni corti quando facevamo le “vasche” per il corso. Io mariottino, Massimo alessino, ma amici per la pelle e lontanissimi dalla rivalità che opponeva “quelli del classico” a “quelli dello scientifico”. Anche perché la pallacanestro o gli altri agoni sportivi non ci coinvolgevano per niente. Diciamo che preferivamo sport diversi. Noi andavamo “a freghe”, e coltivavamo il “clebbino”, come altri adolescenti dell’epoca.

Eravamo ragazzi quando conobbe, all’Elce, la donna della sua vita. Era un amore adolescente, ma è rimasto unico e indefettibile.

Massimo era studioso senza essere secchione, nutriva una speciale passione per l’aeromodellismo, attività in cui eccelleva per preparazione e qualità di realizzazioni.

Poi gli anni dell’università a Pisa e la laurea in ingegneria elettronica. Ricordo che discusse una tesi sperimentale sul “moog”, un sistema di sintetizzatori basati su tastiera, progettato e costruito dall’ingegnere statunitense Robert Moog. Chissà che suo figlio Marco non abbia ricevuto da questa consapevolezza l’attitudine e l’input che lo ha orientato verso la passione musicale.

Poi l’informatica, settore per il quale Massimo aveva maturato una competenza straordinaria e fortemente anticipatrice. Erano i tempi del Crued, struttura in cui ricoprì un ruolo importante. Avrebbe poi attraversato varie esperienze lavorative. Quando si stufava di ambienti e persone, faceva le valige. Sempre aperto a nuove sfide. Ottimista e consapevole del suo valore, che avrebbe portato con sé in qualsiasi attività.

Massimo aveva questo di speciale: riusciva ad eccellere su qualunque materia lo interessasse, anche, tanto per dire, la trasportistica. Ed era capace di una comunicazione chiara, essenziale, da maestro nato. Ricordo che mi spiegava le faccende più complesse con la semplicità di grandi, rendendo accessibili a chiunque perfino i concetti più ostici.

La sua principale dote, nel lavoro come nella vita, era quella della sincerità assoluta. Diceva pane al pane, anche esponendosi al rischio di ricatti. Non amava la politica e la politica non lo amò, facendogli anche dei torti che tollerò senza odio e senza risentimento. “Tanto – diceva – il Signore non paga il sabato”. Era un uomo buono: severo e ironico, ma non acido. Non parlava male nemmeno delle persone che lo avevano danneggiato o deluso. Le prendeva in giro, questo sì. Conosceva e praticava la virtù cristiana del perdono.

Aveva intuizioni geniali. Una volta brevettò un sistema per i bruciatori. Lo vendette alla Riello. Mi disse: “Ci ho rifatto la macchina”. Alla mia obiezione che avrebbe potuto vivere di royalties, senza cedere il brevetto, rispose: “Tanto invento qualcos’altro. Che ci vuole?”.

Massimo era dotato di una forte dose d’ironia. Di qualunque situazione riusciva a cogliere i lati umoristici. Sapeva giudicare le persone. Amava scherzare, ma su argomenti di religione o moralità non transigeva.

Lo incontravo al Lidl a fare la spesa: non ce la cavavamo con meno di mezz’ora di chiacchiere. Ci salutavamo, poi tornava indietro e ricominciava. Qualche volta mi diceva: “Andiamo a prendere un caffè al Gingillo”. E passavamo la mattinata.

Quando avevo qualche dubbio su problemi particolari, lo consultavo. Mi ha dato dritte sicure per i servizi sull’aeroporto e tanto altro.

Massimo era uomo di fede. Attaccatissimo alla figura di Padre Pio. C’intendevamo sulla speciale devozione alla Madonna. Ne abbiamo parlato qualche volta. Condividevamo l’idea che la Vergine non è solo la madre del Cristo, ma di tutti noi. Il suo aspetto di umanità “normale” ci coinvolgeva fino alla commozione. Oggi è l’Immacolata e Massimo la festeggerà in un’altra dimensione. Di certo migliore.

Se n’è andato, Massimo, con discrezione, come suo solito. Ha raggiunto qualcuno degli amici che ci hanno preceduto. Chissà come se la spassa a vedere tutto questo nostro agitarci per cose di poco conto. Ciao, Massimo. Che la terra ti sia lieve.

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