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Perugia, il Consiglio di Stato boccia l'unità di degenza infermieristica: "Ci vuole la presenza di un medico"

Le Udi erano state avviate nel 2015, ma avevano subito incontrato la contrarietà dei sindacati dei medici

Il Consiglio di Stato, dopo che sullo stesso tema si era pronuniciato il Tribunale amministrativo regionale, ha "bocciato" le Unità di degenza infermieristica stabilendo che spetta al medico la gestione del percorso clinico e terapeutico del paziente e non all'infermiere.

"È una sentenza storica, perché è stato definitivamente ripristinato, a livello nazionale, il principio che spetta al medico la gestione del percorso clinico e terapeutico del paziente, nel rispetto del ruolo e delle funzioni del personale infermieristico - commentano il segretario regionale di Cimo Umbria, Marco Coccetta e Cristina Cenci, presidente della Federazione Cimo-Fesmed dell'Umbria - Il personale medico non può operare 'a distanza', in quanto altrimenti ciò dovrebbe determinare una traslazione delle responsabilità, non consentita dall’ordinamento" come chiaramente scritto dai magistrati.

La sentenza del Consiglio di Stato sancisce anche un altro principio fondamentale: "le organizzazioni sindacali – in questo caso Cimo e Aaroi – sono legittimate a ricorrere contro un provvedimento regionale a tutela di un interesse collettivo di cui sono istituzionalmente portatrici", sottolinea l'avvocato Romina Pitoni, il legale che ha seguito la vertenza fin dal primo momento per conto di Cimo e Aaroi.

Nel 2015 la giunta regionale e l'Azienda ospedaliera avevano avviato un'Unità di degenza ospedaliera con 12 posti letto con la gestione del solo personale infermieristico. Ai sindacati non era piaciuta la tesi di fondo del provvedimento sulla gestione del paziente, per cui era stato presentato ricorso al Tar.

"Siamo di fronte a una sentenza destinata a fare giurisprudenza e che rende giustizia, dopo sette anni, ad un atto precipitoso e sconclusionato dell’Azienda Ospedaliera di Perugia – aggiungono Coccetta e Cenci – La precedente direzione aziendale, infatti aveva con arroganza portato avanti un'iniziativa che la categoria medica aveva fortemente criticato e sulla quale era intervenuta successivamente la Regione Umbria a dare il proprio placet. Al di fuori però di quanto previsto da norme giuridiche nazionali e dalle stesse leggi regionali. Cimo – ricordano Coccetta e Cenci - ha contestato fin da subito l’istituzione dell’Udi presso l’Azienda ospedaliera universitaria di alta specialità, quale è il Santa Maria della Misericordia di Perugia, per la confusione di ruoli e responsabilità che la nuova modalità organizzativa di lavoro avrebbe potuto ed in effetti ha poi generato, nell’ambito delle competenze di medici ed infermieri. La gestione infermieristica ha una sua assoluta peculiarità che non può però prescindere dal percorso di diagnosi e cura che spetta esclusivamente al medico. Questa sentenza che fa giurisprudenza, permetterà in tutto il nostro paese di evitare situazioni simili che possono arrecare grave rischio alla salute del cittadino", concludono il segretario Cimo e la presidente della Federazione.

La sentenza del Consiglio di Stato ristabilisce "la correttezza dei rapporti tra le varie professionalità presenti nel Servizio sanitario nazionale. Un sistema funziona se tutti svolgono il loro ruolo senza sconfinamenti. La sentenza del Consiglio di Stato conferma la specificità del ruolo medico e la non sostituibilità con altre figure. Questo era il principio in base al quale abbiamo iniziato questa azione legale e il vederlo riconosciuto non può che renderci soddisfatti e fiduciosi", è il commento di Alvaro Chianella, segretario regionale Aaroi.

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