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Perugia, laboratori Sandri in piazzetta del Dado: riqualificare sì, ma salvaguardando la storia

Inviato cittadino: si prevede una riapertura della storica pasticceria di corso Vannucci ad opera di nuovi gestori

Si prevede una riapertura della storica pasticceria Sandri di corso Vannucci ad opera di nuovi gestori. La notizia è di sicuro interesse… con qualche accortezza da usare, a proposito dei laboratori in piazzetta del Dado. Riqualificare sì, ma salvaguardando la storia.

L’Inviato Cittadino è stato abituale frequentatore dell’ufficio di Carla Schucani, al pianoterra della sede storica della regina dei pasticceri. Andava lì a parlare del più e del meno. Nel corso di quegli incontri ha imparato parecchio, sul cibo e sulla vita.

Ora si prospetta una riapertura con una nuova gestione. E di una riqualificazione del laboratorio.

Sono salito più volte, attraverso una scala angusta e buia, fino ai laboratori coi dipendenti al lavoro. In primis, il braccio destro Luca Pottini, ora Obermeister di una grande catena di supermercati in Germania. 

C’era poi Marcella, l’ultima del gruppo originario, depositaria di saperi e sapori antichi. Ora sarà solo personale nuovo.

Quando la vetrina di Sandri celebrava Umbria Jazz e gli eventi cittadini

Parlando di quel laboratorio, è vera la circostanza per cui abbisognava di una robusta ripulita, diciamo di una riconfigurazione. Troppo buio e, in qualche caso, al limite dell’igiene. Constatazione legata anche all’utilizzo di macchinari storici che però consentivano procedimenti di risultato garantito.

Intanto fervono i lavori al pianoterra, dove Carla aveva il suo ufficio e dove ho scattato la foto in pagina che la ritrae insieme a Luca Pottini (la foto ha fatto il giro del web, in spregio totale del copyright!)

Ora verrà tutto modificato. Ma una richiesta mi sento di proporla. Recuperiamo la macchina per la tostatura del caffè al pianterreno, sul terzo ingresso sulla destra! Quel macchinario, scaldato a legna, costituiva un prototipo utilizzabile da personale, oramai in pensione, che ne conosceva le caratteristiche. Mi si dice, però, che quel cimelio sia già stato dismesso e portato via dalla sua storica sede. Per farne cosa? Per demolirlo? Non per finire in un museo della torrefazione?

Carla comprava caffè crudo in Sudamerica e lo tostava circa una volta al mese. Il procedimento manuale era affidato alle cure di un vecchio dipendente e il risultato era strepitoso. Il chicco verde si ingrandiva ed emanava un profumo che percorreva via dei Priori. Poi il caffè torrefatto veniva messo in un fusto, protetto da un coperchio. Quando lo si apriva, l’intensità del profumo era tale da tramortirti. Una sensazione irripetibile.

La tazzina ottenuta da quella materia prima era specialissima. Poteva piacere o meno, ma era qualcosa di unico. Da qui la proposta. Cambiate pure i macchinari, le impastatrici, ma recuperate quella macchina per la tostatura. È un cimelio da conservare. O  da musealizzare. Un pezzo di storia cittadina.
Sandro Francesco Allegrini

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