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È un personaggio cui Perugia è affezionata: è Italo, autonominatosi custode della piaggia di San Fortunato

Tuderte d’origine, è ormai perugino d’adozione, da quando si è rivelato un attento custode delle emergenze storico-antiquarie perugine

È un personaggio cui la Vetusta è affezionata. Tuderte d’origine, è ormai perugino d’adozione, da quando si è rivelato un attento custode delle emergenze storico-antiquarie perugine. Abita un minuscolo appartamento di via Bartolo, quasi ad angolo con via delle Prome. Tempo fa gli si è allagato tutto e l’impianto elettrico è andato in corto: per poco non ci rimette la pelle.

Ha molto tempo libero, Italo, perché è pensionato per invalidità. Gira con un apetto sul quale sono caricati un paio di cani. Alcuni sono “ospiti”, ma il suo preferito, e di proprietà, è Francesco, il primo cane al mondo che “legge l’orologio” portato alla zampina destra. Quando gli suona il mezzogiorno, torna a casa a mangiare. Il padrone, pur avendo pochi mezzi, lo tratta da vero signore, con crocchette e bocconcini prelibati.

Italo ha cominciato a prendersi cura della bella ceramica di San Silvestro dentro la piccola edicola (la chiesa sottostante di San Fortunato era dei Padri Silvestrini), negletta e senza un fiore. Piglia una scala, sale su e tiene in ordine. Poi ha ripulito la piaggia di San Fortunato, punteggiandola di piantine e (perfino) di qualche piccolo ortaggio (l’estate scorsa insistette perché l’Inviato Cittadino assaggiasse uno dei suoi specialissimi pomodori).

Tiene in ordine, pianta, semina, diserba, innaffia quando serve. Portava su l’acqua coi secchi, e poi col tubo, dalla fonte Tezia. Il sindaco gli ha fatto tirar su un punto di attingimento, così può innaffiare col piccolo impianto realizzato in proprio. Romizi gli ha assegnato (s’intende, in modo informale!) un fondino a lato dell’Arco Etrusco, dove Italo tiene qualche attrezzo. Era un buco e lui l’ha messo un po’ in ordine. Italo è stato imprenditore edile e con le mani ci sa fare: piccoli lavoretti, quelli che la sua condizione fisica di invalido gli consente. Ma ha più risorse di quanto non sembri.

Ha pure rifatto l’intonaco alla parte bassa di un edificio a valle (“manco un grazie”, commenta amaro). Questo lavoro nessuno glielo aveva commissionato, ma lui l’ha fatto – con spese e mano d’opera a suo carico – perché, dice, “non si poteva vedere”. In occasione del Natale, ha messo qualche nastro rosso, qualche piccola decorazione nella parte alta della piaggia. Intendeva realizzare un presepe, ma forse il freddo, o la spesa, l’hanno dissuaso. Esce da casa in ciabatte e sommariamente vestito, anche d’inverno, e qualche volta si ammala. “Tempo fa ho avuto la polmonite e, fortuna l’assistente sociale, sennò ci armanevo!”, racconta. La gente gli vuole bene e, quando c’è il mercatino del martedì, i fruttaroli gli dànno qualcosa. Il primo cittadino gli dà di tasca sua qualche soldo. Non vuole si sappia, ma è un onore da riconoscergli.

Qualcuno protesta perché i cagnolini (“di” e “con” Italo) si avvicinano agli scooter e rischiano di far cadere quelli che vanno su due ruote. Ma Italo non se ne cura. Dice: “I carabinieri, i vigili, il sindaco sono amici miei e sanno che faccio le cose perbene e n do fastidio a nessuno”.

Lunga vita a personaggi come Italo che conferiscono un tocco di gentilezza e di altruismo a questa città. Sono poveri, ma molto più ricchi di tanta gente coi soldi.

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