Personaggi - Giampaolo Monsignori, l’umbertidese che non volle fare il ragioniere, ma scelse di pareggiare i conti… con l’arte
Giampaolo comincia col fare l’idraulico e resta affascinato dall’incrocio di forme e materiali. Immagina creazioni ardite, comincia a realizzarle, sotto la forza propulsiva di un’incontenibile creatività
Giampaolo Monsignori, l’umbertidese che non volle fare il ragioniere, ma scelse di pareggiare i conti… con l’arte. Niente partita doppia nell’azienda di famiglia, ma – alla ricerca d’infinito – lanci col paracadute (battaglione SMIPAR di Pisa) e operatività artigiana.
Giampaolo comincia col fare l’idraulico e resta affascinato dall’incrocio di forme e materiali. Immagina creazioni ardite, comincia a realizzarle, sotto la forza propulsiva di un’incontenibile creatività.
Riesce a cogliere messaggi inaspettati che gli giungono dalle suggestioni della natura.
Dentro le fibre di un pezzo di cedro – con sottrazione michelangiolesca – intuisce e scarnifica un busto di donna. E non si contenta della forma, ma s’inventa colorazioni inedite e spiazzanti, come quello che sua moglie chiama il “nero Paolo”.
Dopo il legno, maneggia e trasforma il rame, il ferro, l’acciaio, traendone imprevedibili significazioni, attraverso la suggestione della luce.
Intrattiene rapporti privilegiati con amici artisti, come la fotografa Tanya Edda Clara Giacometti che ce lo ha segnalato come facitore di bellezza.
Giampaolo riesce a restituire dignità a lacerti di materiali che, in sé, non significano nulla ma che, coniugati sotto il segno di una nuova sintesi di forma e di sostanza, esprimono l’infinito, raccontando o lasciando intuire l’indicibile. È una nuova grammatica della forma quello che lo muove. Un’imprevedibile sintassi estetica, quello che lo ispira.
Così – anche eticamente – Giampaolo contrasta la cultura dello scarto, in sintonia col messaggio di papa Francesco che quella cultura combatte e indica come ostile alla dignità di cristiano.