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INVIATO CITTADINO Liberate Ezra Pound… tutt’altro che matto

Lanciarono l’accorato appello un manipolo di intellettuali, fra i quali Penna... ma non Pasolini

Liberate Ezra Pound… tutt’altro che matto. Lanciarono l’accorato appello un manipolo di intellettuali, fra i quali Penna. Con la netta opposizione di Pasolini.

Questo il succo della relazione che il professor Carlo Pulsoni ha tenuto in Sala dei Notari per il ciclo di conferenze dedicate al centenario dalla nascita del poeta di Casarsa. Ciclo fortemente voluto dall’Assessore alla cultura del Comune di Perugia Leonardo Varasano in collaborazione con lo Studium perusinum. Un’efficace sinergia che sta promuovendo Perugia fra le città in prima linea per le celebrazioni del centenario pasoliniano.

Era il 1956 quando un vasto gruppo di intellettuali e scrittori italiani (tra cui Attilio Bertolucci, Giorgio Caproni, Emilio Cecchi, Carlo Levi, Aldo Palazzeschi, Sandro Penna e Giuseppe Ungaretti) aderì alla petizione per la liberazione di Ezra Pound, promossa dall’editore milanese Vanni Scheiwiller

Il poeta americano si trovava rinchiuso nel manicomio criminale di St. Elizabeth di Washington dal 1945.

Tra i firmatari della petizione mancava tuttavia quello di Pier Paolo Pasolini, uno dei nomi più in vista all’interno del panorama culturale italiano del tempo.

Il fatto è che Pasolini peccava di rigidità ideologica. Se è vero che, nonostante le numerose sollecitazioni da parte di Scheiwiller, fu fieramente contrario alla petizione.

Il senso della sua opposizione si legava alla convinzione che il fascista Pound non doveva essere liberato in virtù del suo “esser poeta”. Sarebbe stato un trattamento di favore illogico e arcadico.

La posizione di Pasolini cambiò radicalmente nel 1958, quando Pound fu finalmente rilasciato e poté far ritorno in Italia. 

A questo punto, Pasolini mutò drasticamente posizione nei confronti del poeta dei Cantos: l’incontro con la poesia di Pound fu folgorante e bastò a spazzar via l’antica discordia.

Emblematico di tale svolta radicale è l’incontro tra i due a Venezia, nel 1968, ove Pasolini esordì “contraffacendo” i versi che il poeta americano aveva dedicato a Walt Whitman tempo addietro: “Stringo un patto con te, Ezra Pound, ti detesto ormai da troppo tempo, vengo a te come un figlio cresciuto che ha avuto un padre dalla testa dura. Ora sono abbastanza grande per fare amicizia”.

La risposta di Pound fu altrettanto amichevole e aperta.

Pasolini e Pound, “solo stelo” e “sola radice”, ristabilirono così il loro rapporto in nome della Poesia.

PS. Mi piace proporre un ricordo personale. Ero ragazzetto e non ricordo l’anno. Vidi seduto ai tavoli del Bar Falci di corso Vannucci un tale, in pigiama, sorbire un cappuccino intorno al mezzogiorno. Domandai chi fosse. Mi risposero che si trattava di uno stravagante poeta americano. Non mi si fece il nome di Pound. Ma credo si trattasse proprio di lui.

Può essere più preciso l’amico Marco Nicoletti la cui famiglia era legata da amicizia con Ezra Pound. Suo nonno Gioacchino fu infatti sodale del poeta. Intrecciò con lui una fitta corrispondenza e si vide dedicare alcuni versi dei ‘Pisan Cantos’, la più famosa opera poetica.

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