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INVIATO CITTADINO Parco dei Rimbocchi: vandalismo, incuria e degrado

Una storia infinita di vandalismi e degrado, quel luogo ha bisogno di tutela

Parco dei Rimbocchi, una storia infinita di vandalismi e degrado. Là vige la legge della jugla. Deiezioni umane, vandalismo, effrazioni, incuria. Chi più ne ha più ne metta.

A lamentarsene sono i frequentatori, adulti e bambini, cinefili e sportivi. Tutti accomunati da reazioni improntate a disgusto e riprovazione. Tra essi anche l’Inviato Cittadino, residente di prossimità.

Il primo – e il più toccato – è Antonio Lusi la cui associazione Mirò è dedita alla cura di quel luogo di natura e socialità. Ne abbiamo parlato nell’edizione di ieri [Tentano di forzare la porta e tagliano una grata del Circolo Cva dei Rimbocchi... (perugiatoday.it)]

Cosa lamentano utenti e frequentatori? Un’insopportabile situazione di degrado. Con esempi a iosa. Il primo ad essere preso di mira dai balordi è il prefabbricato alle spalle dell’edificio che ospita il Circolo. Era inizialmente destinato a ripostiglio, a magazzino di oggetti d’uso: un barbecue, qualche sedia, materiale da tirar fuori alla bisogna. Ora l’ingresso – sebbene difeso da robusti lucchetti – è stato sfondato, i vetri frantumati. Ignoti devastatori sono penetrati all’interno lasciando ricordini maleolenti della loro presenza.

Racconta Antonio Lusi: “Soprattutto durante le ore serali e notturne, al Parco Rimbocchi si aggirano animali travestiti da esseri umani e questo è un dato di fatto, anche perché - causa la scarsa illuminazione e la totale assenza di telecamere - sanno di poter fare ciò che vogliono”. 

Parco dei Rimbocchi, degrado e abbandono: le immagini

Da qui la richiesta, rivolta al Comune, “di un intervento atto ad avere qualche telecamera, come in altri parchi, seppure deserti”.

Col necessario chiarimento: “La colpa di tale inciviltà non può essere attribuita al Comune, ma insieme cerchiamo di fermare questi dementi che non meritano di vivere in una società civile. Basta zone franche”.

Difficile dar torto alla civile protesta dei tutori del verde e dei beni pubblici.

Un po’ di storia. Una colossale e salutare bonifica. Ricordo quando fu creato il parco, riempiendo il vecchio fosso di San Galigano, un fiumiciattolo maleodorante, una vera cloaca a cielo aperto. Vennero incanalate le acque, si portarono migliaia di tonnellate di terra per spianare un gigantesco avvallamento. I pioppi furono interrati fino alla chioma ed è un miracolo che siano sopravvissuti.

LAVORO VOLONTARIO. Poi i residenti si sottoposero volentieri a uno sforzo immane. Creando quello che è ora il Circolo. Col lavoro volontario costruirono quell’edificio, tirandolo su con le loro mani. Il Comune fornì i materiali, il resto lo fecero i cittadini. Ricordo uno a uno i nomi di quelli che ci hanno lavorato e che, per diversi anni, gestirono il Circoletto. Poi l’avanzare dell’età, la falcidia di vite umane, l’abbandono, le diverse gestioni. Fino all’attuale, quella di Antonio e di sua moglie Monica, persone dazionali e generose.

Che fare? Mettere telecamere. Ma ci sarà poi chi controlla? Ne sono state posizionate ben tre in adiacenza al Cva, ma non si sa se vengono tenute d’occhio. C’è chi avanza il sospetto che siano spente. Come sia, è certo che quel luogo ha bisogno di tutela.

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