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INVIATO CITTADINO Il palco non c’è più. E, con l’anno nuovo, speriamo di mettere da parte l’aspetto divisivo

Niente nuoce a una città come l’essere in disaccordo totale e preconcetto

Finito di smontare ieri entro l’ora di pranzo. Tutto secondo cronoprogramma. Le promesse si mantengono. Ne abbiamo seguito come nessun altro le vicende. E ora siamo a far festa perché tutto è andato secondo le migliori previsioni.

Il palco non c’è più. E, con l’anno nuovo, speriamo di mettere da parte l’aspetto divisivo che da sempre connota noi perugini. Noi siamo quelli del ‘sì… ma’. E lo dimostriamo a più riprese, senza perdere occasione per metterci in contrapposizione. Avviene ordinariamente anche sulle piccole questioni. Figurarsi su manifestazioni che, per una ragione o per l’altra, c’è chi condivide e chi no. E allora si tirano in campo scontro di ideologie e massimi sistemi. Ma non è niente di tutto questo. E niente nuoce a una città come l’essere in disaccordo totale e preconcetto. 

FOTO - Capodanno, il palco non c’è più

Certe rievocazioni, lette in chiave ideologica, basterebbe, per chi non le condivide, lasciarle nell’indifferenza, senza combatterle armi in pugno (ne parlai, condividendo, con Enrico Vaime, persona che dell’umorismo ha saputo fare mestiere). Senza denigrarle, senza sbeffeggiare chi vi aderisce. Sarà il tempo (notoriamente “galantuomo”) a validare o meno la caratura delle iniziative.

Qualcosa di simile, in termini di litigiosità, è avvenuto col tamburlano, il Grande Nero o come accidenti è stato chiamato il palco montato in piazza Grande.

Che fosse grosso, parecchio, è un fatto oggettivo. Che fosse un miracolo di ingegneria e di tecnologia è innegabile. Che rispondesse a finalità di gestione e ripresa dell’evento è di per sé incontestabile.

Ma, come al solito, per noi è divenuto motivo di scontro. Ognuno aveva dalla sua tante buone ragioni che non è qui il caso di elencare. Limitiamoci a constatare che il problema, ammesso che tale sia stato, non sussiste più.

Il palco è stato rimosso, la piazza tornata alla sua pura bellezza. Ora sarà da valutare se quell’evento sia stato proficuo per l’immagine e per l’economia della regione. E non stiamo a seguire certe tesi demolitive di chi intercetta tra le cause del calo ternano (un calo di otto punti nella rilevazione sulla "qualità della vita " de Il sole24ore) proprio l’evento di Capodanno 2022. Sono ragionamenti capziosi e dalla logica indimostrabile. Se non avrà giovato, difficilmente potrà aver nuociuto. Certo è che questo evento perugino ha finito col fagocitare ogni altra manifestazione, grande o piccola. Non si è visto e non si è parlato d’altro. Stavolta il Natale e Capodanno sono stati il Concertone… e poco più. Pazienza. Non c’è bisogno di pensare a un’altra Rocca “ad Perusinorum reprimendam audaciam”. Siamo fatti in questo modo. Tutto qui.

L’importante è che sia andato tutto bene, che non vi siano stati incidenti, che la città e le persone ne siano usciti indenni. Dunque, “nulla quaestio”.

Circa il livello artistico e la qualità dell’evento, mi sia permesso di avanzare qualche riserva. Mi è parso modesto, senza un minimo di filo logico, con comici e cantanti che forse non hanno dato (o non potevano dare) il meglio. O forse non sono stati messi in condizione di farlo. Una rassegna senza copione. Si direbbe “senza capo né coda”. Ma queste sono considerazioni di carattere artistico (condivisibili o meno), che non attengono al successo dell’evento. Che successo, indubitabilmente, è stato. “The resti is silence”, dice Amleto.

“Domani è un altro giorno”, commenta Rossella O’Hara… con Ornella Vanoni. Anzi: oggi. È tempo, dunque, di rimboccarsi le maniche.

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