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A Palazzo Gallenga Fabio Melelli racconta la storia del santo serafico immortalato in celluloide (ai tempi del muto)

Lezioni del critico cinematografico in streaming e visibile su Youtube

Una conferenza francescana che dimostra come la Stranieri possa contemperare la qualità dei contenuti con la modernità dei media.

Molto seguita la conferenza "San Francesco nel cinema muto: Frate Sole (1918) di Ugo Falena e Mario Corsi", trasmessa giovedì 23 aprile alle ore 11 in diretta streaming da Palazzo Gallenga. L’evento si contestualizza nel ciclo di conferenze di alta cultura sulla figura di San Francesco.

L’evento ha suscitato uno straordinario interesse. Durante la diretta si sono collegate centinaia di persone (appassionati, studenti e studiosi, cinefili, estimatori del nostro prestigioso storico del cinema). Interventi da tutto il mondo: dall’America alla Cina.

Il credito guadagnato sul campo (con decine di trasmissioni, libri, monografie, rapporti intessuti con operatori del settore) e la meritata notorietà di Fabio Melelli hanno fatto da elemento trainante.

La formula della conferenza prevedeva un’interazione dei visitatori del sito youtube di Unistrapg e si è rivelata ampiamente vincente. Infatti, al termine della stessa, sono fioccate domande, frutto evidente dell’interesse suscitato.

Tema di particolare interesse quello relativo ai colori nel cinema muto: un argomento molto interessante, in quanto ignoto ai più. Melelli ha dato conto di come, all’epoca del muto, la colorazione della pellicola fosse capillarmente diffusa e rispondesse a precise scelte semantiche: il rosso utilizzato nelle scene di passione, ma anche in quelle dove era presente il fuoco; il giallo per indicare che la scena si svolgeva in pieno giorno; il blu che alludeva alla notte... Un’informazione sconosciuta anche ad accaniti cinefili, categoria alla quale ama ascriversi l’Inviato Cittadino.

In particolare il film “Frate Sole”, di cui Melelli ha trattato prevalentemente, aveva colori ottenuti per imbibizione, cioè immergendo la pellicola positiva in bianco e nero in bagni di colore all’anilina, così da fare assumere un cromatismo diffuso alla pellicola.  Notizie di nicchia, preziose e rare.

Nella conferenza non sono mancati riferimenti scherzosi di tipo personale, alla maniera autoironica di Fabio. Il quale ha ricordato se stesso nella figura di concorrente in quiz televisivi.

Dopo un preambolo sul muto e sul tema relativo ai tanti film “sonori” su San Francesco, Melelli è entrati “in medias res” parlando dei tre realizzati in epoca muta: “Il poverello di Assisi” (1911), “Frate Sole” e “Frate Francesco” (1927).

Un occhio di riguardo per “Frate Sole”, particolarmente legato all’Umbria, in quanto ambientato in location tutte umbre: Perugia, Assisi (Basilica Superiore, Tempio della Minerva, Convento di Santa Chiara…), Lago Trasimeno, Gubbio.

Inoltre, la pellicola ha la speciale risorsa di un commento musicale appositamente predisposto dal musicista orvietano Luigi Mancinelli, che si può considerare pertanto un pioniere della musica da film. All’epoca, infatti, si utilizzava generalmente musica di repertorio per accompagnare le proiezioni. Mancinelli, al contrario, era musicista sensibilissimo e ben conscio del fatto che la musica non doveva essere banalmente sovrapposta e che non fosse suo compito commentare il film in modo superficiale, ma potesse costituire una sorta di binario espressivo parallelo, in cui si approfondivano, in chiave drammatica, elementi che l’immagine suggeriva.

Il film “Frate Sole”, insomma, risponde ai canoni dell’opera d’arte “totale”, in cui immagine e musica si fondono e si richiamano vicendevolmente.

Melelli – da super esperto – ha sottolineato pure l’importante contributo, in quel film (per scene e costumi) di Duilio Cambellotti, protagonista dell’Art Noveau e fautore di un modernismo che vedeva nel ritorno alla campagna una sorta di nuovo rinascimento.

“Il film ‘Frate Sole’ – ha sottolineato Melelli – ha anche la particolarità di relazionare Francesco con il paesaggio e la gente umbra, non facendone un protagonista assoluto, ma un personaggio rappresentativo di un’umanità legata al territorio e allo spirito dei luoghi. In questa direzione, la scelta nel ruolo di protagonista di un attore teatrale, come Uberto Palmarini, lontano da istrionismi divistici, concorre a fare di Francesco una figura sobria, lontana da qualsivoglia tentazione agiografica”. Meglio non si può dire.  

La conferenza è andata in onda in diretta, ma è possibile visionarla ancora sul canale youtube dell’Università per Stranieri, dove nei primi tre giorni ha già totalizzato 700 visualizzazioni.

Onore e gloria all’Università per Stranieri di Perugia, che si dimostra in grado di mantenere livelli di altissima cultura, fedele alla mission con cui nacque. Avvalendosi della collaborazione di personaggi di rilievo del milieu culturale nazionale e internazionale. Fra i quali mi piace elogiare – in piena coscienza – Fabio Melelli: cinefilo, critico e storico del cinema di livello mondiale.

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