Un servizio eccellente, quello del recupero oli esausti
Peccato che talvolta ci siano ritardi nel ritiro dei pieni e nella consegna dei contenitori vuoti
Un servizio eccellente, quello del recupero oli esausti. Un modo per trasformare il rifiuto in risorsa. Ricavando energia da oli alimentari esausti.
Peccato che talvolta (in qualche caso e per un po’ di tempo) trionfi il disservizio. Plauso e generalizzata approvazione per l’iniziativa della Gesenu, consistente nell’apposizione di box di raccolta e smaltimento dell’olio di frittura. Perché il servizio ha trovato ampio e responsabile consenso.
Questi punti di prelievo sono opportunamente posizionati in prossimità di supermercati. In modo che chi va a fare spesa porti con sé il secchiello (convenientemente dotato di tappo a tenuta), lasci il pieno e prenda un vuoto.
I secchielli gialli sono una trovata formidabile: una responsabile alternativa al comportamento diffuso di gettare in fognatura l’olio di frittura.
In questo quadro positivo s’innesta però una piccola lacuna che trasforma il servizio in disservizio. Il fatto più fastidioso consiste nella mancanza di secchielli gialli di ricambio. Ossia: uno porta lì il pieno, ma non trova il vuoto. Così si possono vedere, al posto del bidoncino, contenitori di tutte le fogge e misure: recipienti di varichina, bottiglie di plastica e quant’altro. Materiale che va ritirato in tempi ragionevoli.
Non ci vorrebbe molto a rifornire di contenitori (i classici bidoncini gialli), e a prelevare la massa di olio che giace lì da troppo tempo.
Quale la soluzione? A nostro avviso, stabilire una scansione cronologica precisa e fare il giro per il ritiro dei pieni, contestuale alla consegna dei vuoti, ad esempio, ogni quindici giorni. Soluzione semplice e soddisfacente per ricondurre il servizio allo spirito originario, sanamente ecologista, che ne aveva ispirato l’istituzione. L’economia circolare è buona, ma deve… circolare!