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INVIATO CITTADINO Nuova Monteluce. Quella Cappella è letteralmente soffocata dagli edifici

La polemica camminava da qualche tempo fra gli addetti ai lavori, ma serpeggiava pure fra le persone che si recano alla clinica in prossimità

Nuova Monteluce. Quella Cappella, densa di arte e umanità, è letteralmente soffocata dagli edifici. Se ne accorgono adesso. Impossibile tornare indietro.

La polemica camminava da qualche tempo fra gli addetti ai lavori, ma serpeggiava pure fra le persone che si recano alla clinica in prossimità.

Giorgio Faina, storico dell’arte d’eccellenza, ne ripropone l’immagine (da noi trasferita in pagina) in cui si evidenzia lo scempio. Si tratta di una ripresa effettuata da un drone che, per così dire, attenua addirittura l’entità dell’errore.

“La denominazione – ricorda Faina – prende nome dal dipinto di grandi dimensioni della ‘Madonna con Bambino’, opera di Gerardo Dottori, che sormonta l’altare ai cui piedi, su uno sfondo di paesaggio aeropittorico, due angeli sorreggono una piccola chiesa nella quale stanno entrando i malati accompagnati dai frati”.

Ricordiamo, incidentalmente, che la struttura (durante i lavori del cantiere) fu devastata e incendiata da anonimi delinquenti. Al momento si stanno raccogliendo firme per l’inclusione fra i “luoghi del core” del Fai, allo scopo di inserirla fra i beni storico-culturali da recuperare degnamente.

Purtroppo le scelte urbanistiche ispirate alla logica del profitto, più che a quelle della salvaguardia, hanno fatto carne da macello di tante emergenze da tutelare.

Una di queste vittime è proprio la cosiddetta Cappella della maternità, dove tanti malati e loro parenti si sono raccolti in raccoglimento orante per invocare dalla Vergine Santissima il dono della salute.

Oggi la Cappella è soffocata da edifici incombenti che ne snaturano la memoria. Gli amici Stefano Silvestri, figlio del noto poeta Tosello, e Stefano Vicarelli, poeta e scrittore, entrambi fieri sostenitori della peruginità concordano. Su cosa? Sul fatto che non c’è più il viale alberato, non c’è più il respiro che l’opera aveva un tempo. Non sempre “lasciare” equivale a conservare e rispettare. Questo ci pare un altro caso evidente di come quanti sono addetti al controllo, alla vigilanza, alla tutela dei beni storico-culturali siano troppo spesso colpevolmente distratti.

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