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INVIATO CITTADINO Tradizioni perugine, il Natale e i detti meteorologici

Perle di saggezza popolare. “Natale a sole, Pasqua al tizzone”

Perle di saggezza popolare. “Natale a sole, Pasqua al tizzone”, o anche “Natèl col sole, Pasqua ntól cantone” (intendendosi per “cantone” un angolo del focolare) recita un vecchio adagio meteorologico perugino. Che poi corrisponda a verità è tutto da verificare. Noto anche “A Natele solicello, a Pasqua focherello”. Noto anche “Natale al tizzone / Carnevale al solleone”.

Quest’anno, col Natale particolarmente mite del quale abbiamo goduto, sarebbe il caso di verificare se avremo una Pasqua rigida. Quando l’espressione risulta veritiera, commentiamo con l’espressione “’l detto ardice”. Quando invece non corrisponde, siamo portati a dimenticarcene.

A significare un’età elevata, si esclama “Troppi Natèl ò passèto!”. “Si prima di Natale fa la brina / arimpe la tu mattra de farina (ossia, “fai scorta di farina perché avrai un magro raccolto”). Da parte di colui cui si rimprovera lo spreco, si sente dire “Oh, Natale vien na volta l’anno!”. “Natale sciucco, Pasqua fangosa”, significa che, se non piove a Natale, lo farà a Pasqua.

In riferimento alla penuria alimentare di un tempo e al fatto che talora si tende a sprecare, si esclamava: “Prima d Natèle, nnè freddo nnè fème / da Natèle llà, fredd e fème n quantità”. “Coi guadrini [soldi] n tasca / è sempre Natale e Pasqua”, si commenta di chi ha molte risorse.

Riguardo al cibo, mio suocero commentava “Senza l gobbo nn è Natale!”, a significare la necessità del gobbo, ossia del cardo, “arfatto”, ossia lessato, fritto e rifatto al tegame col sugo.

Di un oggetto di scarso valore o di bassa qualità si dice che “dura da Natale a Santo Stèfno” (detto illustrato da Marco Vergoni)

Nomi di riferimento: Natale e Natalina, ma anche Stefano e Nicola.

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