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INVIATO CITTADINO Muraglione di via Indipendenza, sarà l'assessore Numerini a metterlo in sicurezza?

Muraglione e forme di protezione. Toccherà, forse, a Otello Numerini il privilegio di essere ricordato come colui che mette definitivamente in sicurezza la zona

Muraglione e forme di protezione. Toccherà, forse, a Otello Numerini il privilegio di essere ricordato come colui che mette definitivamente in sicurezza la zona.

C’era una volta – e c’è ancor oggi – quello che i perugini chiamano “l Muraglione”. È quanto resta della Rocca Paolina al livello di viale dell’Indipendenza.

Non è cosa nuova: alcuni suicidi si sono verificati in quel posto. E tuttora accadono.

Negli anni Venti del secolo scorso, diversi tragici eventi erano legati alle condizioni di cupa disperazione nella quale era piombata la popolazione, senza prospettive economiche e priva di possibilità di lavoro. Molti reduci della Prima Guerra Mondiale, ai quali erano stati promessi benessere e lavoro (purché si fossero battuti con valore), videro completamente deluse speranze e aspettative. Ragion per cui, alcuni finirono col suicidarsi.

A questo stato di cose cercò di porre rimedio l’assessore contadino, segretario di sezione di San Martino in Campo. Si chiamava Naz(z)zareno Squarta e si era presentato alle elezioni nelle liste del Partito Socialista. Aveva ottenuto – alle consultazioni del 3 ottobre 1920 – ben 5670 preferenze (tantissime, visto il basso numero di votanti). Tanto da essere nominato assessore ai lavori pubblici. Fu proprio lui a far mettere la rete al Muraglione in viale Indipendenza e sopra via Fatebenefratelli (ci raccontava il primo cittadino Mario Caraffini che la rete, rugginosa e ammalorata, venne sostituita durante la sua sindacatura).

La condizione di bassa origine sociale e culturale espose Squarta alle ironie dei redattori del “C’Impanzi?”, periodico studentesco all’epoca molto in voga. I giornalisti, figli di borghesi (studenti liceali e universitari), si divertivano a dileggiare Squarta, (conosciuto come “Domenico”), soprannominandolo Menchino Sbrèna, cui si attribuivano delle false “Lettere dal Palagio”. Missive inesistenti, asseritamente inviate dal Palazzo dei Priori, nelle quali l’assessore raccontava alla moglie le proprie esperienze di amministratore. Lettere sgrammaticate, infarcite di dialettismi, intrise di ironia e spesso anche denigratorie.

Purtroppo per lui, l’uomo fu preso di mira dal fascismo emergente e dovette emigrare a Nizza, dove trovò lavoro nella coltura dei fiori. Si dimise dalla carica, il 1 maggio 1921 (copia della lettera, conservata all’Archivio di Stato, in pagina) ed emigrò. Sarebbe tornato a Perugia, per una breve visita ai parenti, solo verso la metà degli anni Cinquanta.

Di Squarta si ricorda un lavoro che ancor oggi resiste: appunto l’apposizione della rete di protezione che costeggia la maggior parte del Muraglione, sebbene restino anche zone non protette. Il ragionamento che fecero gli amministratori dell’epoca fu questo. Non è possibile scavalcare con un solo salto la protezione, ma l’aspirante suicida deve prima calarsi sulla rete e da lì spiccare il volo. Con una pervicacia e una determinazione irremovibili. Si constatò che, di solito, dopo il primo step, (nel vedere sotto quel baratro) ci si ripensava e si chiedeva aiuto per risalire.

È anche accaduto – come forse nell’episodio della giovane di questi giorni – che l’intenzione venisse mantenuta. Ora, una cosa è certa, si sostiene. Primo: vanno tutelati anche i tratti di muro privi della rete di protezione. Secondo: occorre trovare qualche elemento ulteriore di dissuasione. Pare che l’amministrazione in carica ci stia pensando. Sentito, ovviamente, il parere della Soprintendenza.

Che non sia l’assessore Otello Numerini il Menchino Sbrèna del Terzo Millennio?

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