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INVIATO CITTADINO Prosegue, alla Penna, la grande mostra di Ulisse Ribustini

In attesa di una serie di eventi dedicati di prossimo annuncio. Il rapporto Ribustini-Dottori-Giuman

Prosegue, alla Penna, la grande mostra di Ulisse Ribustini. In attesa di una serie di eventi dedicati di prossimo annuncio. Il rapporto Ribustini-Dottori-Giuman.

L’abbiamo già illustrata, dedicando anche uno spazio all’artista perugino Giuliano Giuman la cui “educazione artistica” passa attraverso il rapporto con la figura e le opere di Ulisse Ribustini. Non meno che con la figura di Gerardo Dottori. 

Una grande mostra alla Penna racconta l’opera di Ulisse Ribustini, docente di Gerardo Dottori. Spigolature personali dell'Inviato Cittadino

Oggi parliamo del contributo importante fornito da Giuman per la realizzazione di questa mostra, voluta da Leonardo Varasano ed esemplarmente curata da Maria Luisa Martella.

Attirando l’attenzione del lettore sul come e sul perché l’arte di Giuman discenda, “per li rami”, da quella di Ribustini e di Dottori. Con piglio straordinariamente originale. 

FOTO - Prosegue, alla Penna, la grande mostra di Ulisse Ribustini

Giuman e Ribustini. Premessi i rapporti, anche personali, con le due “muse” di Ribustini, la Tina e la Nena, sue domestiche e conviventi, va ricordato come Giuman, che abitava al piano inferiore della palazzina ereditata dalle due donne, ne frequentasse stabilmente l’appartamento. Dai primi anni di vita, fino a tutta l’adolescenza e la giovinezza. Del che sono personalmente testimone, avendo io stesso abitato, come inquilino, al terzo piano di quella palazzina.

Si può dunque affermare che Giuman sia stato lattato da quelle opere che poteva ammirare appese alle pareti dell’appartamento (parlo per esperienza personale) e nelle cartelle gelosamente custodite dalle eredi (penso alle tavole dantesche oggi in mostra).

Giuman, dunque, non conobbe Ribustini di persona, in quanto l’artista scomparve quando lui aveva meno di un anno. Ma è circostanza acclarata e documentata il fatto che il “professore”, ormai cieco, accarezzava il neonato essendone letteralmente innamorato, tanto da disporre il lascito dell’appartamento in cui Giulianino abitava con la famiglia. Almeno questo è quanto a suo tempo (tra la fine degli anni Sessanta e i primi Settanta) riferito dalle donne Tina (Mari) e Nena (Maddalena Ciculi) e confermato dal lascito effettuato da parte del nipote Giuseppe, erede universale, che volle adempiere alle volontà dello zio dopo la sua morte. 

INVIATO CITTADINO Grandi artisti perugini. Quel neonato di via della Viola intenerì l’anziano professore che volle donargli l’appartamento

Il rapporto con Dottori.

Il primo aspetto interessante consiste nel ricordare come Gerardo Dottori ebbe tra i suoi maestri in accademia proprio Ulisse Ribustini. E che quindi ne abbia subito l’influsso, almeno nel periodo di formazione. Ben prima che fosse travolto dall’onda della passione futurista e dell’invenzione aeropittorica.

Ma veniamo a tempi a noi più vicini. Quando Giuman frequentò la casa di Dottori e ne divenne, per così dire, “allievo”. Certo è che, almeno agli esordi, sono rintracciabili nell’opera di Giuman dei palesi echi dottoriani. Influenze, suggestioni, se non temi specifici di carattere panteistico-naturalistico-religioso poco consoni allo spirito di Giuman. Che però non fu alieno da sciabolate di luci, geometriche prospettive, innovative soluzioni.

Certo è che, da parte di Dottori, Giuman ebbe a ricevere orientamenti e affettuosi consigli. Tanto da riferirci che, in più di un’occasione, il Maestro dell’aeropittura gli consigliò di andare fuori Perugia, alla ricerca di più ampi orizzonti artistici e… commerciali.

Ricorda Giuman: “Nel 1970, Dottori mi disse ‘Se non va via da Perugia per fare esperienza e confrontarsi con altri artisti, le do un calcio nel sedere’. Presi alla lettera quel consiglio affettuoso, sebbene dato in modo apparentemente rude, viaggiando moltissimo e poi trasferendomi prima a Roma, poi a Bologna e successivamente e definitivamente a Milano”.

Altra testimonianza si lega alla proposta di Dottori di “fare uno scambio” di lavori. Come si usa ordinariamente fra artisti. Un “do ut des” che esprime stima e colleganza.

Racconta Giuman: “Mi rifiutai (e me ne rammarico perché la proposta fu sincera) in quanto paragonarmi a Dottori mi sembrava uno sproposito. Ma l’offerta era schietta”.

In altra occasione, Giuman compra una litografia di Dottori e gli chiede una dedica. Dottori scrive: “Al caro amico e geniale collega”. Aggiunge Giuman: “Inutile dire che mi misi a piangere”.

Oggi Giuman paga un debito di affetto e di riconoscenza, sia a Ribustini che a Dottori, contribuendo alla mostra in atto. Avendo conferito generosamente una serie di foto (in mostra in bacheca), relative a Ribustini, alle donne che lo assistettero, a lavori originali, a immagini esclusive del Maestro.

Non è fuori luogo ricordare la frase-esergo che introduce la mostra ed esce da un ricordo di Giuman (foto in pagina). L’espressione è stata pronunciata da Gerardo Dottori in un colloquio col giovane collega. Vediamo scritto: “Io il Professore [Ulisse Ribustini] lo devo proprio ringraziare per quei maledetti disegni che mi faceva ripetere ogni giorno finché per lui non erano perfetti… e non lo erano quasi mai. Non potevo sapere quanto poi mi sarebbero serviti”.

Ecco spiegato il filo rosso che lega tre grandi artisti della Vetusta: due grandi di ieri, uno attivo e operante nella contemporaneità. Informazione sconosciuta ai più. Offerta in anteprima ai nostri lettori. Almeno a quelli cui sta a cuore la conoscenza del mondo dell’arte e della cultura perugine. Ma anche nazionali.

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