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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Il Nuovo Messale Romano, un'occasione per ringraziare ancora la Chiesa

Le riflessioni dell'avvocato Maria Elena Ruggiano dei Giuristi cattolici di Perugia

Riceviamo e pubblichiamo le riflessioni sul Nuovo Messale Romano, con le modifiche al Padre Nostro e ad altre parti della liturgia, dell'avvocato Maria Elena Ruggiano dei Giuristi cattolici di Perugia.

Il 29 novembre 2020, prima domenica di Avvento, ha inizio l'anno liturgico, e in molte diocesi italiane è stato stabilito d’iniziare ad usare il Nuovo Messale Romano in italiano; in realtà il suo avvio obbligatorio avverrà il 4 aprile 2021, giorno della Pasqua del Signore.

Tale cambiamento va accolto come una grande opportunità, al fine di riscoprire la centralità della Messa nella vita quotidiana senza lasciarsi andare a sterili polemiche o discussioni sull’opportunità o meno dei cambiamenti, che sono stati posti in atto.

Papa Francesco, in un discorso rivolto ai cultori della liturgia, a tal proposito ha affermato che essa “non è anzitutto una dottrina da comprendere, o un rito da compiere; è naturalmente anche questo ma in un’altra maniera; è essenzialmente diverso: è una sorgente di vita e di luce per il nostro cammino di fede”.

Queste parole spiegano il senso dei cambiamenti liturgici, che nei secoli ci sono sempre stati e che offrono il paradigma per accoglierli con devozione. L'Eucarestia che noi celebriamo, infatti, non è arbitrariamente decisa sulla base di gusti o opinioni personali di liturgisti, ma nasce dal centro della nostra fede: la liturgia tramite i gesti e le parole nutre la nostra fede e la manifesta; essa è una fede in atto; la sua concretizzazione, la “celebriamo come crediamo e crediamo come celebriamo”.

La Chiesa, d'altro canto, non può essere considerata solamente come un gruppo di persone che la pensano allo stesso modo o che si ritrovano a festeggiare un fatto accaduto secoli orsono, ma è un popolo di Dio, costituito da figli chiamati attorno al Figlio morto e risorto; è una comunità di Cristo in cui ogni membro svolge un ruolo insostituibile; un tempio dello Spirito Santo, “non costruito da mani d’uomo, ma costituito da pietre vive”. Tutto ciò è chiaro nella celebrazione eucaristica dove ognuno, con il proprio ruolo, partecipa al sacrificio di Cristo rivolgendosi a Dio come unico Padre.

La Messa è "sorgente di vita e di luce per il nostro cammino di fede" perché è essenzialmente una preghiera; essa è la preghiera perfetta, donataci da Dio perché noi “non sappiamo come pregare in modo conveniente”" (Rm 8,26). Essa è una preghiera che allo stesso tempo è un’azione; non si tratta solo di ripetere delle formule, ma di partecipare con tutto il corpo, con tutti i sensi, all’unisono, con gli altri componenti dell’assemblea, nella consapevolezza che quella è l’azione di tutto il corpo mistico di Cristo, di cui ne è il Capo, e noi le membra, "uniti agli Angeli e agli Arcangeli, ai Troni e alle Dominazioni e alla moltitudine delle schiere celesti".

È necessario che la nostra mente concordi con quello che diciamo, ben consci che ciò che esprimiamo ci viene da Dio, e i gesti che dobbiamo compiere, da Dio, tramite Gesù, sono stati trasmessi agli apostoli. Dio ha dato il suo Figlio, che è il Verbo fatto carne, la Parola, e la liturgia ci offre le parole per celebrare la sua passione e morte; noi siamo chiamati a entrare all'interno delle parole, ad accoglierle in noi, metterci noi in sintonia con queste parole; così diventiamo figli di Dio, simili a Dio, perché in quelle parole c’è la Parola, c’è tutto il modo di vivere proprio di Dio, che ci sprona, nei giorni feriali, di celebrarlo con l’azione nella carità più vera.

Per dirla con Benedetto XVI "è proprio questo modo di celebrare ad assicurare da duemila anni la vita di fede di tutti i credenti, i quali sono chiamati a vivere la celebrazione in quanto Popolo di Dio, sacerdozio regale, nazione santa (cf. 1 Pt 2,4-5.9)". C’è molto da scoprire tra le righe del Messale e la nuova traduzione italiana è l’occasione per farlo, con gratitudine alla nostra madre Chiesa, che si sforza di offrirci una liturgia ricca di contenuto e formalmente bella, che si sforza di cambiare nel tempo per accoglierci, per aver chiaro sempre e sempre di più il messaggio salvifico del Vangelo.

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