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"C'è meno rischio nel vaccinarsi che nell'ammalarsi di Covid", così la docente universitaria Morresi

Ancora grande polemica sui social tra i pro-vaccino e quanti temono conseguenze indesiderate e dubitano della sua efficacia, la risposta è nei dati (e nell'affidarsi a chi ne sa di più)

Il vaccino contro il Covid sta circolando nella nostra regione, dove i primi a riceverlo sono il personale medico, gli anziani assistiti nelle RSA e tutto il personale impiegato nelle stesse.

Eppure ancora in molti, moltissimi sollevano dubbi non solo sulla sua reale efficacia, ma persino sul fatto che possa provocare modifiche al codice genetico, causando danni irreversibili che si manifesteranno nei mesi e anni a venire in chi lo ha ricevuto.

Abbiamo chiesto a questo proposito un parere alla prof. Assuntina Morresi, docente di Chimica fisica presso l'Università di Perugia, nonché componente del Comitato Nazionale per la Bioetica.

"I dubbi e le domande sono sempre leciti - afferma la docente - ma il negazionismo è un'altra cosa. Quando non si ha la possibilità di accedere direttamente a una conoscenza, non ci resta altro che fidarci di qualcuno che noi riteniamo affidabile in quella materia. Uno dei cavalli di battaglia dei cosiddetti negazionisti è la poca sperimentazione che questo vaccino ha avuto. Ma i dati sulle sperimentazioni sono pubblici, valutati da esperti indipendenti; pubblica è l’autorizzazione data dagli esperti del settore che lavorano nelle autorità competenti (FDA, EMA, per dire quella americana ed europea) e che sono in grado di giudicarli. E li hanno giudicati sufficientemente sicuri per essere distribuiti a larga scala. La comunità scientifica è nelle condizioni di dare un giudizio con cognizione di causa, chi si oppone può farlo: argomentando adeguatamente, però. E chi non è in grado di leggere i risultati pubblici deve fidarsi di chi invece è in grado, ma d’altra parte non facciamo sempre così, con ogni farmaco? Chi è che sa, ad esempio, che tanti farmaci che si usano per i bambini sono “off label”, cioè non sono stati sperimentati sui bambini, ma sugli adulti? Ma se il pediatra di fiducia ci spiega perché è ragionevole usare un certo farmaco, noi ci fidiamo, se la sua spiegazione è plausibile e ragionevole. La spiegazione è dovuta, e deve essere comprensibile, ragionevole, ma anche la fiducia è necessaria. Riguardo agli effetti a lungo termine: se dovessimo aspettare quello che succede in 10 anni per tutti i farmaci, nessun farmaco verrebbe messo in commercio. Abbiamo alcune certezze e alcune ragionevoli aspettative. Le cose non sono semplici, va fatto uno sforzo sia per spiegare che per comprendere, ma a un certo punto non ci resta che fidarci degli esperti in cui riponiamo la nostra stima".

La polemica è infuriata sul profilo Facebook della Morresi in particolare dopo aver condiviso un documento proposto dalla pagina Comunicare Salute, in cui un network di medici ed esperti ha stilato un vademecum sul vaccino a RNA, per spiegare che non può assolutamente modificare il codice genetico. Il post ricondiviso da Morresi ha sollevato in poche ore circa 400 commenti e 70 condivisioni. 

"Dobbiamo sempre ragionare sulle evidenze scientifiche - prosegue la bioeticista – il che non significa fare della scienza un dogma: quello che è certo ad oggi è che i rischi che si corrono ammalandosi di Covid sono di gran lunga maggiori del rischio che si corre vaccinandosi. Anche perché, se è vero che si ammala gravemente solo una piccola percentuale di persone, è altrettanto vero che non tutti quelli che si ammalano ne vengono fuori bene. Ricordo anche che neppure del Covid si conoscono gli effetti a medio e lungo termine".

"Quello a cui stiamo assistendo con Covid-19 - spiega la professoressa dell'Ateneo perugino - è uno studio a cielo aperto. Ci sono tutte le miserie e le nobiltà della scienza: se è vero che ci sono delle evidenze, è anche vero che non tutti gli scienziati sono in accordo, sia perché è normale che ci sia discussione intorno al nuovo, e un confronto anche aspro, così come è normale che siano in gioco anche rivalità personali e narcisismi. La pubblicazione dei dati su riviste accreditate, però, è il punto di partenza per l'inizio di un dibattito, compresi ovviamente i dati sugli effetti del vaccino". 

Secondo Assuntina Morresi, quello che può fare la differenza in una situazione come la pandemia è senza dubbio l'investimento sulla ricerca: "Il fatto che aziende farmaceutiche come Pfizer e Moderna siano arrivate a elaborare e commercializzare questo tipo di vaccino, non è frutto del caso, ma di anni di studio sulla tecnica dell'RNA, utilizzata nella ricerca sui tumori. Quindi le acquisizioni fatte negli anni passati sono state messe al servizio di questo vaccino".

Insomma, secondo Morresi e molti altri uomini e donne di scienza, alla luce delle conoscenze di oggi è ragionevole dire che si rischia di meno vaccinandosi, che ammalandosi di Covid: questo naturalmente non implica una "fede" nel vaccino, ma i dubbiosi dovrebbero confrontarsi con l'evidenza dei fatti.

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