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Matrimoni con vizio, la Chiesa umbra ne annulla cento all'anno

Nozze come spettacolo, incapacità a comprendere il sacramento, rifiuto di aver figli, tutti i casi in cui il Tribunale ecclesiastico interdiocesano certifica che il matrimonio non c'è mai stato

“Dobbiamo riscoprire la fede della Chiesa degli inizi, avvicinarci ai sacramenti non da ignoranti, ma consapevoli di quello che rappresentano. Il matrimonio cristiano è un sacramento prima di essere spettacolo o tradizione e, spesso, le coppie ci arrivano senza sapere, senza frequentare la chiesa, senza credere. Lo stesso accade per il battesimo, la prima comunione e la cresima. Su questo dobbiamo riflettere come sacerdoti e ministri”. Monsignor Pierluigi Rosa, sacerdote e giudice rotale da oltre 50 anni, centra subito la questione delle cause di nullità rotale presso il Tribunale ecclesiastico interdiocesano umbro: spesso chi decide di sposarsi in chiesa non sa quello che sta facendo. Ed è uno dei motivi principali per cui si può annullare un matrimonio, cioè dichiarare che non è mai stato celebrato.

Nel 2018 i matrimoni dichiarati nulli sono stati 189, 111 le cause chiuse con sentenza affermativa, 1 estinta e 78 prossime alla sentenza. Cala il numero di nuovi procedimenti introdotti: 94 nel 2018 rispetto alle 106 del 2017.

La relazione sull’attività del Tribunale ecclesiastico è stata tenuta da padre Krzysztof Pawlik, vicario giudiziale, alla presenza del cardinale Gualtiero Bassetti e del vescovo di Terni monsignor Giuseppe Piemontese. “Non sono poche le persone che si accostano al matrimonio con una visione di idealismo surreale e fiabesca, non corrispondente alla realtà, scontrandosi con la vita concreta, vissuta e matura nel momento in cui comprendono che è completamente diverso da ciò che immaginavano – ha detto padre Pawlik – Le coppie che chiedono l’annullamento arrivano da percorsi umani diversi, ma che tendono tutti alla necessità di rimettere ordine nella propria vita. Il processo mette le persone di fronte a certi criteri che vengono analizzati, approfonditi, spiegati perché ogni situazione è unica e irripetibile”.

Tra le cause di nullità c’è quella che viene chiamata incapacità, ma non di intendere o di volere, bensì il difetto di discrezione nel comprendere i diritti e i doveri che derivano dal matrimonio o l’incapacità a contrarre il vincolo (117 procedimenti chiusi affermativamente). Un esempio: la coppia che decide di sposarsi perché c’è un figlio in arrivo. Lei non vuole deludere ulteriormente i genitori per la gravidanza inattesa, allora almeno ci si sposa in chiesa. Lui deve farlo per il buon nome della famiglia, non sia mai che nasca un figlio senza cognome. Altri casi riguardano l’esclusione dell’indissolubilità del matrimonio (4 cause con sentenza di nullità), della prole (2 procedimenti) e della fedeltà (2 cause). C’è anche chi si sposa in chiesa per scenografia, perché davanti al sindaco o al delegato, con la fascia tricolore, non è la stessa cosa che davanti al prete, con la chiesa addobbata di fiori, violine organo che suonano.

Quanto alla durata della convivenza al momento dell’introduzione della causa è di oltre dieci anni (42 procedimenti), tra cinque e dieci anni (32 cause), tra tre e cinque anni (13) e meno di un anno in 6 casi. In 70 casi si arriva davanti al Tribunale ecclesiastico già divorziati, in 38 casi separati legalmente e in 3 separati di fatto. “Attenzione, però, quando le coppie si presentano al Tribunale ecclesiastico sono già separate o divorziate – dice padre Pawlik – Spesso chiedono l’annullamento perché c’è un’altra relazione da stabilizzare. Anche se ci sono stati casi di percorsi di fede di persone che si ritenevano scomunicati e avevano desiderio di riavvicinarsi ai sacramenti e regolarizzare la propria condizione”.

La condizione sociale delle parti vede in maggioranza gli impiegati (63), operai (37), liberi professionisti (25), insegnanti (20), commercianti (13), medici e paramedici (12) e disoccupati (11). Preponderante, per l’età, la fascia tra 41 e 50 anni (95), tra 31 e 40 (56) e tra 51 e 60 (55). Le diocesi di provenienza sono: Perugia (42), Assisi (14), Spoleto (13), Terni (12), Foligno (10), Orvieto (8), Città di Castello (7) e Gubbio (5).

La durata media del processo è tra sei mesi e un anno (73 cause).

Il cardinal Gualtiero Bassetti, officiando la celebrazione eucaristica prima dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, ha ricordato l’insegnamento di papa Francesco “sulla Chiesa che deve occuparsi delle famiglie ferite, sempre più sfasciate, e dei tanti figli orfani di vivi, che vivono una condizione più dolorosa di chi ha perso fisicamente i genitori e che cercano risposte e conforto”. Nel 2018 hanno chiesto la nullità matrimoniale 64 coppie con figli e 47 senza prole.

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