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La scienziata perugina che ha 'fotografato' la materia oscura di un'altra galassia

Si chiama Cristiana Spingola, la giovane scienziata perugina che è riuscita a catturare e produrre delle nitidissime immagini astronomiche in grado di aprire nuove prospettive alla ricerca astrofisica

Si chiama Cristiana Spingola, la giovane scienziata perugina che è riuscita a catturare e produrre delle nitidissime immagini astronomiche in grado di aprire nuove prospettive alla ricerca astrofisica. Cristiana sta ultimando il dottorato di ricerca presso L'Università di Groningen e lavora presso l'osservatorio astronomico di Astron. Le chiediamo alcuni chiarimenti su un tema spinoso per i non iniziati.

Cosa dimostrano quelle immagini?

“Che la materia oscura di una remota galassia è distribuita in modo non uniforme”.

Come si chiama la galassia?

“Glielo dico, ma non se lo ricorderà mai. È la MG JO751+2716”.

Di che si tratta?

“Si tratta un buco nero che spara materia e radiazioni di ogni genere, comprese le onde radio”.

Come avete fatto a scoprirlo?

“Utilizzando una rete globale di telescopi, un vero dispiegamento intercontinentale di telescopi, tra Europa (il Vibi) e Stati Uniti”.

Li avete messi in rete?

“In pratica, più telescopi riescono a funzionare come se fossero uno solo”.

Quanto dista questo corpo?

“Per giungere a noi la sua luce ha viaggiato 11.7 miliardi di anni, consentendo di vedere la cosiddetta ‘materia oscura’. Cosa che finora non era stata mai identificata, essendo impossibile vederla”.

Cosa avete rilevato?

“Distanza, luminosità e dimensione della radiosorgente (ossia l’emissione del buco nero), troppo lontana per essere vista senza lente gravitazionale”.

Per far comprendere l’importanza della scoperta e la qualità del modus operandi del gruppo di ricerca, Tiziana Venturi, direttrice dell’Istituto di radioastronomia dell’Inaf di Bologna, dichiara: “L’importanza risiede nelle implicazioni scientifiche. Il Vibi è insostituibile per lo studio della materia oscura nell’universo e per la sua distribuzione”.

E conclude: “Questo studio apre la porta a un utilizzo innovativo del Vibi per le tematiche cosmologiche”.

Onore e lode, dunque, a Cristiana Spingola che tiene alto, nel mondo scientifico, il nome della Vetusta.

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