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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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PERUGINERIE Domani, Martedì grasso, chiude il Carnevale

Fra golosità, tradizioni, detti e contraddetti

Domani è l’ultimo giorno di carnevale. Martedì “grasso”... prima del periodo di “magra”.

Fra golosità, tradizioni, detti e contraddetti.

Intanto qualche equivoco da dissipare sull’origine di CARNEVALE.

Da dove viene la parola? Non, come sostiene qualcuno, da CARNEM LEVARE (perché “levare” in latino sta per “sollevare”, non per “togliere”).

Allora è meglio pensare a CARMEN LEVARE (innalzare un canto), proprio in relazione al clima gioioso, carnascialesco che domina nel periodo.

Un’etimologia sentita a Perugia richiama un mix di italiano e latino, evocando un rapporto con CARNE VALE! (ciccia, te saluto!)

Per la QUARESIMA, niente ciccia ma verdure: Finito l carneval da le polpette / ariva la quaresma dle camette (ossia le cime di rape, da noi chiamate “broccoletti”, in specie pregiati quelli del Lago… ma dopo che hanno preso il ghiaccio).

Il nesso con l’astensione quaresimale dalle carni. È risaputo il fatto che per Carnevale non si consumavano carni e (un tempo) nemmeno i grassi.

C’era però l’eccezione degli STRUFOLI. E qui la riflessione etimologica s’impone. Il dolce carnevalesco, STRUFFLI (in dialetto) richiama platealmente il verbo STRUFFÀ che sta per “strofinare”. Tant’è vero che gli strufoli vengono “strusciati” sulla ‘spianatora’.

E questo dolce, che spesso si trova per tutta la durata del Carnevale, è di rigore per martedì e giovedì grasso. Si cominciavano a fare per s. Antonio ABATE (17 gennaio) in quanto il santo, protettore degli animali, era molto sentito in ambiente contadino. Ma, ovviamente, al posto del rum o del mistrà, che all’epoca erano elementi rari e costosi, si rimediava con un goccio di vino.

Altro dolce in precetto per il carnevale sono le FRAPPE. Qui la derivazione da FRANGO, “spezzettare” la pasta per la frittura)

Una parola sulle tradizioni alimentari. L’amico Ornero Fillanti ci ricorda “La galina de Carnevale / si nun la magni va a male”. Detto della gallina anziana, non più ovaiola, più saporita per cuocere i tajulini e le polpette

DOPO IL CARNEVALE, LA QUARESIMA.

Come nota di carattere antropologico… è interessante citare l’incarto della padella. Va ricordato che – ad evitare tentazioni “peccaminose” – durante la quaresima, la padella per friggere veniva incartata e appesa al camino. Proprio in omaggio al detto che regolava la consuetudine: “Per quarantasei giornate / nun se fòn più le frittate”, Infatti ordinariamente si friggeva usando lo strutto, grasso animale.

E, se ci si mette a contarle, si vedrà che la festività mobile della Pasqua prevede proprio questo intervallo… con eccezione delle golose frittelle del 19 marzo. Festività di San Giuseppe falegname e padre putativo di Cristo.

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