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Marsciano, mega progetto da 30 milioni per il sito industriale di Olmeto: cosa diventerà

Il progetto è tra quelli presentati dalla Regione Umbria per partecipare ai bandi Pnrr dedicati alla transizione ecologica. Sono previsti un bioparco e un impianto per la produzione di biometano

Un progetto da 30 milioni di euro per il sito industriale di Olmeto, nel territorio comunale di Marsciano, inserito tra i 41 progetti, per un ammontare di circa 152 milioni di euro, con cui la Regione Umbria partecipa ai bandi su economia circolare e rifiuti, pubblicati dal Ministero della Transizione ecologica (Mite) a valere sulle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Il progetto prevede "il recupero di tutto il polo industriale dismesso di Olmeto" - attivo dalla fine degli anni ‘80 fino al 2009 un impianto di biodigestione per il trattamento dei reflui zootecnici e la produzione di biogas - , con la creazione "di un bioparco e di un impianto per il trattamento della frazione organica umida dei rifiuti urbani (fou) e la produzione di biometano". Sono allo studio anche interventi "volti a ridurre l’impatto del sito industriale sulla viabilità locale". Ad elaborare il progetto è stata Gest, la società concessionaria dei servizi ambientali per il sub ambito territoriale 2 dell’Umbria, che ricomprende i comprensori del Trasimeno, di Perugia, di Assisi e della Media Valle del Tevere.

Cosa c'è oggi nel sito di Olmeto

Il sito, di proprietà del Comune di Marsciano, oltre ad ospitare la sede di SIA, Società di Igiene Ambientale (compresi anche un magazzino, un’officina e un centro di raccolta dei rifiuti differenziati) e alcune serre gestite dalla Fondazione per l’Istruzione Agraria di Perugia, presenta anche "un bacino primario di stoccaggio della frazione solida, per lo più fangosa, del digestato che proveniva dall’impianto di depurazione zootecnica. Per evitare che le acque meteoriche ne determinassero la tracimazione è stato in passato ricoperto con dei teli di plastica che sono oggi in avanzato stato di deterioramento"; una "laguna di stoccaggio della parte più liquida del digestato recuperata dal bacino primario"; due silos "dove avveniva la biodigestione dei reflui zootecnici che si trovano in cattivo stato di conservazione e che contengono al loro interno residui solidi per un’altezza di oltre 3 metri"; un silos "di stoccaggio del biogas anch’esso gravato da un cattivo stato di conservazione"; due capannoni "con copertura in amianto"; diverse aree con impianti e macchinari "in parte smantellati e in stato di abbandono, tra cui un impianto di depurazione delle acque";  un capannone, con all’interno un impianto di compostaggio, "caratterizzato da criticità strutturale e completo abbandono e degrado delle attrezzature al suo interno".

Il progetto per trasformare il sito di Olmeto 

Il progetto, spiega il Comune di Marsciano, prevede "il recupero ambientale di tutto il sito, compresi particolari interventi di bonifica e rinaturalizzazione dei due bacini di stoccaggio del digestato e l’eliminazione di tutto l’amianto presente".

A Olmeto, secondo il progetto presentato per il finanziamento, "sarà realizzato un bioparco tematico che avrà, tra i suoi obiettivi, anche la conservazione dell’uccello acquatico “cavaliere d’Italia”, instauratasi negli ultimi anni in prossimità di questo sito, e il richiamo di ulteriori specie faunistiche".
Il bioparco, che occuperà per lo più l’area delle due lagune, sarà composto da diverse macro aree: giardini botanici con serre per florovivaistica; centri di ricerca “Open Air”, da valorizzare tramite accordi con Università, aziende e soggetti istituzionali; labirinti a tema sul recupero del rifiuto e sulle tecniche ambientali di rinaturalizzazione e recupero paesaggistico, sia per l’attività didattica delle scuole ma anche come possibile attrazione turistica; percorsi d’acqua e sentieri; spazio convegnistico da ricavare all’interno dell’attuale palazzina che ospita gli uffici di Sia e spazio ristoro".

E non è finita qui. Nell’area che attualmente ospita gli impianti dismessi dell’ex biodigestore, annuncia il Comune di Marsciano, "sarà realizzato il nuovo impianto, a servizio del sub ambito territoriale 2 dell’Umbria, per il trattamento della frazione organica umida derivante dalla raccolta differenziata dei rifiuti urbani (potenzialità annua di 50.000 tonnellate) e degli scarti verdi derivanti da sfalci e potature (potenzialità annua di 8.500 tonnellate)". L’impianto "produrrà biometano che sarà compresso per essere trasportato verso gli usi industriali e civili cui è destinato, compreso quello di carburante per l’autotrazione. Residui della lavorazione saranno un compost di qualità, per uso in agricoltura, e anidride carbonica per lo più per uso alimentare".

La realizzazione di questo impianto, sottolinea il Comune, "è finalizzata alla chiusura del ciclo dei rifiuti, in questo caso della loro parte organica, con il superamento del conferimento in discarica, e alla produzione di energia rinnovabile e risponde agli obiettivi fatti propri dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. La fou, il cui smaltimento oggi rappresenta un costo, viene così trasformata da rifiuto in risorsa".

Il sindaco: "Occasione unica"

Il sindaco di Marsciano, Francesca Mele, evidenzia che "è un progetto che vale 30milioni di euro e rappresenta una occasione unica, innanzitutto, per sanare definitivamente una grave criticità ambientale del nostro territorio, che si è maturata negli ultimi vent’anni, a causa delle ben note vicende riguardanti il biodigestore realizzato alla fine degli anni ’80 per trattare i reflui zootecnici, e che non dobbiamo lasciare in eredità alle generazioni future".
Questo intervento, prosegue il sindaco, "ha ricadute positive sotto molti punti di vista, non solo ambientale, ma anche di salute pubblica, oltre che economico, turistico, sociale, e non solo per la comunità di Marsciano".

Il progetto "attualmente si trova in una fase preliminare di definizione dal punto di vista tecnico e avremo modo, se sarà finanziato e potrà quindi proseguire il suo iter, di presentarlo in forma più compiuta alla comunità e di discuterlo". Ma dal sindaco arriva già "l’invito alla popolazione, in particolare a quella che abita nelle aree vicine al sito industriale e che ha particolarmente sofferto le criticità derivanti dal funzionamento del vecchio biodigestore, è quello di non lasciarsi tentare o meglio fuorviare da immediati, quanto errati, confronti con il passato".

Per il primo cittadino di Marsciano "quello che potrà essere realizzato ad Olmeto, e che avremo modo di approfondire se il progetto va avanti, non è in nessun modo comparabile a ciò che lo ha preceduto e che era stato progettato 40 anni fa, né dal punto di vista funzionale e tecnologico, né da quello della sostenibilità economica, né da quello della sicurezza e delle garanzie a tutela della salute e dell’ambiente che le attuali normative, molto più stringenti che in passato, impongono. Piuttosto, da questo punto di vista, le migliori rassicurazioni per i cittadini possono venire dal confronto con quelle realtà, in Italia, dove impianti di questo tipo sono di recente entrati in funzione, tra cui Foligno, ma anche da un proficuo confronto con associazioni di tutela ambientale come Legambiente, che addirittura su questa tematica e su questi impianti ha promosso campagne contro la disinformazione". 

L'opposizione di De Luca 

Per il consigliere regionale del Movimento 5Stelle, Thomas De Luca, "il nuovo progetto della Regione sul biodigestore di Olmeto rappresenta l'ennesimo accanimento su un'area vulnerabile e sensibile dal punto di vista ambientale". E ancora: "Siamo al fianco di cittadini e attivisti che da anni si battono contro la realizzazione del nuovo impianto per il trattamento della frazione organica per la produzione di biogas e biometano - spiega De Luca - un progetto che la Regione Umbria ha inserito nel Pnrr e che prevede una potenzialità di trattamento di circa 60mila tonnellate l'anno. Si tratta, in realtà, del recupero di un impianto che è ormai dismesso da oltre dieci anni e che per gli abitanti del territorio ha rappresentato, ieri come oggi, una vera e propria criticità ambientale".

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