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La Marini alla "Scuola di democrazia" a Reggio Emilia: 110 ragazzi da tutta Europa

Sono 110 ragazzi provenienti da ogni parte d’ Europa; rappresentano tutti e 28 gli stati membri dell’Unione, ma appartengono a ben 35 diverse nazionalità

Sono 110 ragazzi provenienti da ogni parte d’ Europa; rappresentano tutti e 28 gli stati membri dell’Unione, ma appartengono a ben 35 diverse nazionalità. Alcuni di loro, infatti, ne hanno due di nazionalità, quella di nascita e quella dei genitori originari di stati extra Ue. Sono in Italia , a Reggio Emilia, per partecipare ad una “scuola di democrazia”, un workshop organizzato dal gruppo dei socialisti e democratici al Parlamento europeo. Sono ragazze e ragazzi che compongono un “campione”  rappresentativo anche delle diverse classi sociali, molto motivati e soprattutto interessati a discutere e confrontarsi sui temi della democrazia, dei diritto sociali e degli individui, della nascita e dell’affermarsi di forze politiche populiste in diversi Stati dell’Unione, degli effetti della Brexit, delle politiche migratorie e di integrazione.

 E’ stato su questi temi che hanno voluto anche confrontarsi con Catiuscia Marini, presidente della Regione Umbria e presidente del gruppo del PSE in seno al Comitato delle regioni d’Europa, ospite oggi a Reggio Emilia, per un seminario dedicato in particolar modo ai temi del multiculturalismo, delle “periferie urbane” rispetto al “centro” e della paura delle “proprie radici”. Temi sui quali la presidente Marini si è confrontata con i ragazzi, insieme a Peter Kerko, ungherese, politologo e psicologo sociale, che ha studiato in modo particolare il fenomeno del populismo e dell’estremismo, soprattutto di destra. A moderare il “panel” il vicepresidente del gruppo S&D del Parlamento europeo, l’austriaco Josef Weidenholzer, mentre è stato il Senatore Gianni Pittella, per alcuni anni presidente del gruppo S&D e ideatore della “scuola di democrazia” a introdurre i lavori. Dunque, relatori e moderatore in rappresentanza di tre stati dell’Unione, Italia, Austria ed Ungheria, dove il panorama politico negli ultimi anni, ed anche più di recente, si è radicalmente modificato, con l’ascesa e l’affermarsi di partiti populisti, ed in alcuni casi anche con l’affacciarsi di partiti xenofobi e di estrema destra. Molto forte è stato il richiamo, da parte dei ragazzi della “scuola di democrazia”, alla cittadinanza europea “che non è affatto in conflitto con la cittadinanza nazionale; anzi le due possono e devono camminare insieme per rafforzare un diritto di cittadinanza europeo che deve essere inclusivo e non divisivo”.

Sul tema del rapporto tra “periferie” e “centro”, e sul comportamento elettorale, è stata sollecitata la presidente Marini che ha voluto portare una testimonianza diretta, proprio analizzando il recente voto alle elezioni politiche italiane. “Nella mia regione, ed in particolare nella città di Perugia – ha detto – nel voto dello scorso 4 marzo abbiamo assistito alla forte crescita della Lega nella tradizionale ‘cintura rossa’, aree a forte insediamento di ceti  popolari che tradizionalmente votavano a sinistra, mentre nel centro urbano, per anni espressione dei ceti medi, si afferma il PD. E dunque il tema del rapporto tra periferie e centri, e soprattutto delle risposte che la sinistra deve dare è di grande attualità. Questo comportamento elettorale ci dice che probabilmente è saltato lo schema sul quale la sinistra ha costruito le sue politiche, le sue risposte ai bisogni diffusi dei cittadini, soprattutto di quelli che vivono nelle aree decentrate, nelle periferie, nei quartieri popolari”.

   Per la presidente Marini questo tema pone ed impone una sfida alta, guardando soprattutto all’Europa e ad un nuovo profilo che deve assumere la sinistra europea che sia alternativo al progetto politico di partiti come la Lega in Italia che di fronte alla globalizzazione, ai fenomeni di migrazione rispondono con protezionismo, nazionalismo e chiusura: “come sinistra europea – ha affermato – dobbiamo dar vita ad una nuova stagione del riformismo, della socialdemocrazia perché è pur vero che l’Europa così come è non va bene,  e spetta noi progressisti – ha sottolineato - rimettere al centro delle istituzioni europee la politica, magari pensando già ad una Commissione europea di diretta emanazione del voto dei cittadini.  Dobbiamo ricostruire l’identità di un popolo europeo che non può essere l’insieme di tante minoranze, bensì un soggetto che si riconosca in una identità europea comune, forte di un progetto politico riformista, che guardi alla globalizzazione senza sovranismi, che si approcci ai fenomeni epocali come la migrazione per governarli e non costruendo muri. Insomma, un progetto politico comune che dia ai cittadini europei la speranza di un futuro di crescita, di sviluppo, di pace e che sia consapevole che l’Europa è una opportunità. E questo popolo – ha concluso – non può fare a meno di voi…dei giovani”.

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