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Manu, quando i talismani di oggi dialogano con gli amuleti della collezione Bellucci

Un evento che incrocia storia, arte, identità, riconducendo ad unità assi cronologici distonici e dimostrando la tesi contenuta nell’antico brocardo “nihil sub sole novi” (‘Niente di nuovo sotto il sole’)

Manu. Quando i talismani di oggi dialogano con gli amuleti della collezione Bellucci.

Un evento che incrocia storia, arte, identità, riconducendo ad unità assi cronologici distonici e dimostrando la tesi contenuta nell’antico brocardo “nihil sub sole novi” (‘Niente di nuovo sotto il sole’).

Una “chiamata alle… arti”, la definisce Sophie Persello, perugina di persuasa adozione. 

Una art’s call universale, raccolta da 125 artisti di rango. Ma anche da bambini e ragazzi, da persone in condizione di disagio fisico e psichico, in collaborazione col personale di Centri diurni. 
Tu chiamala se vuoi, “arte terapia”. O meglio: esprimiti come ti pare, apri il tuo mondo interiore al mondo, vivi un’esperienza creativa rigenerante.

Timonieri dell’originale iniziativa Maria Angela Turchetti, direttore del Manu e splendido anfitrione; Sophie Persello, presidente Tangram; Carlo Coppelli, Arte Terapeuta, dominus del laboratorio; Luigi Fosca, artista del ‘gioco del fischio’, e Andrea Baffoni che ha curato la presentazione critica.

Il tutto per una straordinaria Kermesse, tradotta in una mostra che unisce i contributi di oggi con la raccolta di ieri e dell’altroieri di Giuseppe Bellucci.

Ne parlammo, tempo fa, con l’antropologo Giancarlo Baronti che vi ha dedicato studi approfonditi. 

Ma chi era costui e cosa ci ha lasciato in eredità? 

Una ‘semplice’ collezione di  oltre 3000 pezzi! Un valore storico e antropologico di singolare caratura. 

Quando entrò al Manu?

“Fu acquisita dal Museo nel 1921 per lascito testamentario dell’autore”. 

Di cosa si tratta?

“È una collezione di taglio ottocentesco, ispirata da una concezione feticistica degli oggetti, non ancora correttamente integrati nell’adeguato contesto culturale: segue, infatti, un criterio “naturale” più che culturale”. 

Chi è stato Giuseppe Bellucci?

“Fu archeologo, antichista, demologo, folclorista, primitivista, appassionato precursore del metodo scientifico, almeno per certe sue intuizioni, come quando chiedeva agli informatori quante più possibili informazioni di ogni tipo, sull’oggetto, il suo uso, la denominazione, la provenienza”.

Oltre che al Manu, è stata vista anche altrove?

“La collezione fu in mostra all’esposizione etnografica italiana del 1911 ed era concepita secondo un criterio di “trasportabilità”, il che le ha consentito di ben figurare a Milano, come a Torino e Parigi, Lisbona e Neuchâtel”.

Cosa include e come è disposta?

“La sistemazione degli oggetti si lega all’origine storica dei manufatti: dalle punte di lancia, come forma apotropaica contro le saette, alle accettine litiche contro i fulmini. Reperti che a volte venivano indossati, in altri casi riposti sopra al camino”.

Quale il valore attribuito agli oggetti?

“Gli oggetti hanno valore protettivo, terapeutico, magico, apotropaico. Riguardo ai cicli della vita, ci sono tutte le fasi: corteggiamento, matrimonio, parto, infanzia, età adulta. E poi santi, portafortuna, amuleti di guerra legati alle superstizioni,  falli benauguranti per la procreazione, rimedi antiabortivi, strumenti per assecondare il parto e il puerperio, l’allattamento e la salute del bambino. Non mancano elementi sincretistici, come oggetti pagani, poi assorbiti e transitati nella cristianità”.

Ma veniamo all’oggi svelando chi sono gli artisti più noti che hanno partecipato all’iniziativa denominata Kap Kap Amuleti

Teniamoci ad alcuni dei più famosi: Adriana Bodrero, Antonia Trevisan, Benedetta Galli, Chigusa Kuraishi, Danilo Fiorucci, Elvira Impegnoso, Giuliano Giuman, Ines Renate Doellert, Sandford&Gosti, Luigi Fosca, Marine Arena, Mauro Tippolotti, Monica Grelli, Natino Chirico, Paolo Ballerani, Roberto Ghezzi, Virginia Ryan. Anche artisti provenienti dal Belgio, Bangladesh, Francia e Spagna

E i bambini?

Hanno realizzato, fra l’altro, una porta speciale (foto) attraverso la quale è dato entrare nell’universo incantato dell’infanzia. Per ritrovare e ritrovarsi in un mondo perfetto e incontaminato, altamente simbolico.

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