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Quando un imprenditore perugino diventa artista e piace alla gente che piace (da Sgarbi ai maggiori critici nazionali)

Una carriera folgorante per MaMo, al secolo Massimiliano Donnari: esposizioni diffuse tra le vetrine della città, ma anche mostre personali anche a livello internazionale

Quando un imprenditore diventa artista. È il caso di MaMo, pseudonimo di Massimiliano Donnari, ammirato anche da Vittorio Sgarbi.

Un artista che non finisce di stupire non solo la nativa Perugia, ma il contesto nazionale. Esposizioni diffuse tra le vetrine della città, ma anche mostre personali d’effetto alla Galleria Artemisia e alle Logge dei Lanari, come in palazzi storici veneziani e a livello internazionale.

Come nascono le sue opere?

“Dalla riflessione, dal gioco, dalla vita. Si direbbe, anzi, ‘dal gioco della vita’. Mai, comunque, da una semplice improvvisazione”

Dichiara MaMo: “I miei quadri non nascono direttamente da uno studio a tavolino (quello viene dopo, nella concreta realizzazione del prodotto), ma sono il frutto di un’occasione”.

Ci faccia un esempio.

“Re Carlo di Borbone, per citarne uno, nasce da un caffè preso in un bar a Napoli e dalla bustina di zucchero con l’icona di re Carlo stampata sopra. Poi la realizzazione è frutto di studio, di prove e applicazioni. Come le lastre d’ottone recuperate da un foglio enorme, tagliate per farne i bordi della giacca del re”.

Altre “improvvisazioni” d’effetto?

“Una vecchia trottola di legno, tagliata a metà per ricavarne gli occhi di ET. I pizzetti e le trine trovate in casa, la camicia di jeans per rivestire sempre ET o l’Avvocato [Gianni Agnelli, ndr]. Nulla nasce dal caso, ma dall’attenzione ai particolari. Il dipinto di Agnelli, ad esempio, oltre all’asta della bandiera, che è in acciaio, e la corda, rigorosamente vera, ha avuto bisogno di particolari”.

Quali?

“Sono andato in cerca della copia taroccata dell’orologio dell’Avvocato, finché non ho trovato quello da mettere sopra al polsino della camicia, come egli era solito portarlo. Quel dipinto, inoltre, è frutto di giorni e giorni di lavoro: l’ho fatto e disfatto ripetutamente, come quella volta che ho strappato via la camicia perché rendeva il personaggio troppo goffo”.

Insomma, ciò che può apparire casuale è sempre frutto di una ricerca paziente, di lungo tirocinio.

“Esattamente così”

E i clienti?

“Molti, di chiara fama. Acquistano l’opera e, spesso, diventiamo anche amici. L’elenco è lungo e, spero, destinato ad aumentare”

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