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STORIE (FASCISTISSIME) PERUGINE. Lo scampato attentato a Mussolini e la Madonnina della Provvidenza. Fu miracolo o caso

STORIE (FASCISTISSIME) PERUGINE. Lo scampato attentato a Mussolini e la Madonnina della Provvidenza. Fu miracolo o caso? C’è chi credette all’intervento divino… o finse di crederci.

Fu veramente la Vergine Santissima a deviare i proiettili diretti contro il Duce? I fascisti perugini vollero (o finsero di) crederlo. Tanto che incaricarono lo scultore Aroldo Bellini di scolpire, per grazie ricevuta, una Vergine con Bambino.

Dove fu collocata? Sotto le Logge di Braccio, in un luogo fortemente identitario. Se non altro, perché sede dell’antico sepolcro di Ercolano e ad angolo con la Petra Iustitiae, entrambi documenti di richiamo storico-politico-religioso fortemente evocativo.

I fatti. Mussolini fu fatto segno in più occasioni di attentati... almeno quattro. I più famosi.

Il 7 aprile 1926 l’irlandese Violet Gibson (rimpatriata e finita poi in manicomio) sparò al Duce un colpo di pistola che lo colpì di striscio al naso. Il secondo, del 31 ottobre 1926, lo sfiorò al petto, rompendo il nastro del cordone di San Maurizio e Lazzaro. L’autore di questo secondo attentato fu identificato nel quindicenne anarchico Anteo Zamboni, fattorino tipografo, che venne linciato dalla folla [il tenente del 56º fanteria che per primo individuò e bloccò il giovane attentatore fu Carlo Alberto Pasolini, padre del futuro poeta Pier Paolo]. Circa la piena responsabilità di Zamboni, lo stesso Mussolini ebbe a esprimere qualche perplessità.

Fu miracolo o no?

Ci fu chi volle credere in un miracolo consistente nella speciale protezione del Duce da parte della Vergine.

L’opera collocata sotto le Logge di Braccio

La realizzazione dell’opera fu sostenuta con forza dal sacerdote don Adolfo Severi, parroco di Cenerente, poi canonico della Cattedrale di Perugia, e fu inaugurata il 21 aprile 1929, in occasione del Natale di Roma.

La scultura (foto in pagina, tratta dal libro di Dante Magnini) era collocata sopra una mensola sorretta da aquila e leone, simboli legati al regime.

La scritta.

Correva lungo la base della mensola l’iscrizione latina: “Divae Provvidentiae Matri ob Benito Mussolini incolumen servatum. Pri[die] Kal[endis] Novembris MDCCCCXXVI. A[nno] VI Imperi” (“Alla Madre della Divina Provvidenza per aver salvato Benito Mussolini il 31 ottobre 1926. Anno VI del Regime”).

Altri lavori di Bellini

Sempre in tema patriottico, allo stesso Bellini fu commissionato il monumento del Legionario caduto, poi divenuto Monumento ai Morti per la Patria, ora in sagrestia dentro S. Ercolano (dove pure stanno dei bassorilievi come pannelli laterali all’altare). La scritta d’autore recita: “La patria vive quando il soldato sa morire”.

Ricordo inoltre che ai Fori Imperiali, diciassette delle sessanta statue, di cui quattro in bronzo, vennero realizzate da Bellini. Al cimitero di Perugia Bellini realizzò il monumento a Luisa Spagnoli. Rammento infine che la vedova dello scultore volle donare alla nostra Accademia di Belle Arti dei disegni e un piccolo crocefisso modellato in cera. Lo ritirò il nostro Alfreo De Poi [foto esclusive Sandro Allegrini].

Che fine ha fatto il monumentino?

Dopo il crollo del Regime, il monumento fu smembrato: la Madonnina (in occasione dell’Anno Mariano del 1954) fu trasferita sulla nicchia di destra della cattedrale sulla facciata di piazza IV Novembre. Le mensole sono al loro posto (foto in gallery), ora in adiacenza allo store Guarducci.

Fu giusto o sbagliato scomporre il monumento e spostare la Madonna col Bambino in quella nicchia? Fu solo damnatio memoriae o consacrazione indebita di un’opera nata come elogio del Regime?

Ad avviso di chi scrive, il documento storico sarebbe dovuto rimanere nel luogo originario e così com’era nato. Il trasferimento nella nicchia della cattedrale (voluto dai canonici) fu mistificante e in qualche modo “santificò” l’evento dello scampato attentato.

La Madonna della Provvidenza di Aroldo Bellini e altre storie

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