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Perugia in lutto, è morto monsignor Francesco Spingola. Il ricordo dell'Inviato Cittadino

Figura d’eccellenza del panorama musicale perugino e internazionale. Intellettuale e sacerdote di intensa spiritualità

Scompare monsignor Francesco Spingola, figura d’eccellenza del panorama musicale perugino e internazionale. Intellettuale e sacerdote di intensa spiritualità. La notizia mi giunge dall’amico Stefano Ragni. È deceduto stamane alle 9:00. La salma sarà esposta domani nella chiesa di Madonna Alta a far capo dalle 11:30. Il funerale, in forma discreta, alle 15:00.

Già docente di educazione musicale alla Leonardo da Vinci, e di  Canto  Corale  negli  Istituti  Magistrali, ha educato all’apprezzamento del pentagramma generazioni di studenti, sia in chiave corale che strumentale.

Era nato in Calabria, a Verbicaro, ma si riteneva perugino d’adozione, anche grazie alla stima e all’apprezzamento di cui godeva l’Istituto Frescobaldi da lui diretto. Era peraltro amico dei maggiori musicisti locali e nazionali.

Sacerdote di alta spiritualità, aveva studiato Filosofia e Teologia con  i  Padri  Gesuiti nel “Seminario Pontificio Pio XI”, a  Reggio Calabria. Ma possedeva anche un robusto bagaglio di cultura storico-letteraria per aver portato fruttuosamente a termine studi di lettere classiche.

Sul piano musicale, si era formato  in  organo e canto  gregoriano con Salvatore Santoro, conseguendo in diploma maxima cum laude.

Si era anche affinato al Conservatorio “S. Pietro a Maiella” di Napoli e al Liceo Musicale  “Giovanni Paisiello”  di Taranto, studiando   Armonia,  Contrappunto  e   Fuga  con  il Maestro Silverio Clemente.

La sua vera passione era però la direzione corale. Aveva conseguito il Diploma in Musica  Corale e Direzione di Coro al Conservatorio Statale “Niccolò Piccinni” di Bari con un pezzo da novanta come Nino Rota che lo ammirava per le sue altissime capacità.

Aveva  frequentato corsi di perfezionamento in interpretazione corale e direzione di coro  polifonico, tra cui quello  presso la prestigiosa Accademia Chigiana di Siena, con il Maestro Nino Antonellini.
I perugini lo hanno apprezzato come Presidente  dell’Associazione  Musicale “Girolamo Frescobaldi” di Perugia, con cui gestiva l’Istituto Musicale “Frescobaldi”, l’Auditorium  Marianum di corso Cavour con annuali  stagioni  concertistiche.

Don Francesco era particolarmente legato alla rivista di musicologia “Studi e documentazioni”, che ospitava interventi dei massimi musicisti internazionali.  Ha diretto le 16 edizioni del Concorso Nazionale Pianistico “Piccole mani-Pietro Squartini” a Perugia.

Ha  fondato  il Coro Voci Bianche  e il Coro Polifonico “S. Faustino” di Perugia  partecipando a Concorsi  e Rassegne Nazionali e Internazionali. Con queste compagini ha tenuto concerti  in  Italia,  in vari  paesi  europei  (Austria, Svizzera,   Cecoslovacchia,   Polonia, Germania, Francia,  Malta)  e  negli USA (California). Ricordo quando era in partenza per gli Usa ed ebbe un disturbo di salute. Lo affrontò con coraggio e fede in Dio, portando felicemente a termine la tournée. Ha pubblicato ricerche e studi musicologici su diverse riviste.

Don Francesco scriveva anche di musica: corale, mottetti, madrigali, liriche per canto e pianoforte, canti  liturgici per la messa, Inni popolari religiosi ed elaborazioni di canti popolari  per coro polifonico. Ha composto  due  Cantate per coro femminile: “Carmen franciscanum” e “Canti d’inquietudine”.

Le sue pubblicazioni sono innumerevoli. Ricordo qui Composizioni per piccole mani, Repertorio corale, Preghiera in canto, Omaggio all’Eucaristia, Organi e organari in Umbria dal ’400 ai nostri giorni. Un profilo storico unico ripercorre le vicende dell’“Istituto Musicale Frescobaldi  e il suo Auditorium Marianum”. 

Molto legato alla sua terra d’origine, ha trascritto e pubblicato  le ricerche “Ninne nanne jocarìeddhi e canzuneddhi”, “‘i Vruvicàru”, “Canti della tradizione religiosa di Verbicaro”, “Quisquilie” (antologia verbicarese) e si è perfino occupato di lingua locale, col suo “Vocabolario  verbicarese-italiano”.

Ho lavorato con don Francesco e gli sono stato amico. Ricordo la festa che gli facemmo per il suo pensionamento, fra scherzi e allegria, ricordi e rimpianto.

Recentemente, l’Inviato Cittadino si era recato nella sua abitazione, dove viveva insieme al fratello e la cognata che lo accudivano amabilmente. Eravamo con l’assessore Leonardo Varasano, il consigliere Massimo Pici, l’Architetto Mauro Monella che si occupava del restauro della chiesa, sede dell’auditorium e la fida Teresa (foto). Avevo portato questi personaggi per coinvolgere il Comune nel restauro del sagrato di quella chiesa la cui facciata era stata mirabilmente sistemata.

Come sempre, Francesco fu cordiale – sebbene non riuscisse più ad alzarsi dalla poltrona – e regalò libri, offrì vin santo e biscotti. Ci intrattenne col suo senso dell’umorismo e con l’autoironia tipica dei grandi. Ciao, Francesco, porterò nel cuore il tuo sorriso aperto e lo sguardo sornione, la semplicità profonda del tuo sentire, il dono di cultura che ci hai fatto in tanti anni di sodalizio. Con me ti piangono e ti rimpiangono generazioni di studenti che tornavano a trovarti per dirti che proseguivano sicuri nella strada che avevi loro additato. Perché un vero Maestro questo deve fare: insegnare la strada.

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