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Perugia in lutto, è morto Ruggero Orfei: il ricordo dell'Inviato Cittadino

Con Ruggero scompare una figura di giornalista dalle radici colte. Sebbene proiettato in prestigiosi ambienti romani, non volle mai rinunciare alla propria identità di perugino verace e legato alle sue radici

Scompare Ruggero Orfei, giornalista e scrittore, fratello dello scultore e pittore Bruno. Uno degli altri fratelli, Mario, pittore informale, si firmava Iefro, ossia Orfei alla rovescia.

Ruggero era nato a Perugia il 20 luglio 1930, laureato in filosofia teoretica nel 1955, col prof. Gustavo Bontadini, all’Università Cattolica. Era stato direttore di “Vita e Pensiero” sotto la direzione di padre Agostino Gemelli e monsignor Francesco Olgiati.

Ruggero è stato personaggio notevole del milieu giornalistico e culturale nazionale. Personaggio di spicco delle Acli e stretto collaboratore di Ciriaco De Mita, già segretario politico della Democrazia cristiana.

Democristiano “di sinistra”, prendeva le distanze da quanti propendevano per la visione di una Dc conservatrice, rigidamente allineata su posizioni clericali o confessionali. Non intendendo lasciare la rappresentanza dei ceti popolari alla sinistra comunista e marxista. Era stato direttore di “Settegiorni”, rivista  nata nel 1967 e chiusa nel 1974, dopo la bocciatura del referendum sul divorzio.

“Settegiorni in Italia e nel mondo” è stata una rivista politica e culturale, vicina alle posizioni della sinistra sociale Carlo Donat-Cattin, ma si è rivelata capace di praticare anche uno scomodo giornalismo di inchiesta.

Era un convinto pacifista e, sulla scia dell’enciclica Populorum progressio, si adoperò per la mobilitazione contro gli arsenali nucleari. Tema, come purtroppo si vede, di stringente attualità.

Ruggero era sempre rimasto molto vicino, col cuore e con l’intelletto, alla sua Perugia. Della città conosceva storia e storie. Era anche un profondo conoscitore della lingua perugina. Tanto da aver pubblicato, nel 1994, presso l’editore Guerra, “Appunti per un vocabolario della parlata perugina” un libriccino prezioso per chi intenda avvicinarsi alla lessicografia della città del Grifo. La caratteristica principale di quel lavoro, tuttora molto consultato, risiede in alcune perle di carattere etimologico che Ruggero amava disseminare qua e là a proposito dei lemmi e della fraseologia. Questa competenza gli derivava da studi e approfondimenti di carattere filologico che costituivano la sua passione.

Il suo bagaglio di aneddoti sulla Perugia di ieri compare in qualche libro, ma spuntava fuori specialmente nella conversazione, sempre dotta e piacevole.

Ho avuto la sorte di parlarci qualche decennio fa in occasione di una mostra di Bruno alla Rocca Paolina. Lo incontrai anche in via della Torricella, vicino al Modernissimo, e – sapendo la mia passione dialettologica – mi deliziò con un paio di etimologie di sicuro interesse.

Con Ruggero scompare una figura di giornalista dalle radici colte. Sebbene proiettato in prestigiosi ambienti romani, non volle mai rinunciare alla propria identità di perugino verace e legato alle sue radici.

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