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Scompare Francesco Mandarini. Una vita al servizio della politica e del bene comune

Scompare Francesco Mandarini. Una vita al servizio della politica e del bene comune.

“Con lui in porta, alla Don Bosco, non entrava una palla”. Così lo ricorda qualche ex frego del Don Bosco, dove Francesco frequentava l’oratorio e giocava a pallone. Indossando la maglia giallo-rossa con orgoglio e tuffandosi a capofitto pur di salvaguardare la sua rete.

Determinazione e combattività che ne avrebbero contrassegnato il percorso di vita e di lavoro. Da operaio con grosso seguito fra i colleghi a politico di rango. Un personaggio che ha voluto, prima e innanzi tutto, essere persona. Lo testimonia il rammarico per la sua scomparsa, condiviso da quanti lo scelsero come compagno e da coloro che lo ebbero avversario nell’agone politico.

Mi riferisce lo storico medievista Franco Mezzanotte – anche lui uno dei freghi salesiani – che Francesco aveva presenziato, proprio sabato scorso, all’inaugurazione della mostra “Giochi di ombre e di pietre” di Mario Pizzoni, presso la Domus Pauperum di corso Garibaldi. A ribadire un legame di vita e di affetti con questo segmento popolare del Borgo d’Oro cui lo legavano tanti ricordi.

Era, Francesco, uno che aveva avuto successo senza montarsi la testa. Pacifista convinto. Uomo e politico di una razza in via di estinzione.

A sentire i commenti, emerge un quadro di consenso generalizzato intorno alla sua figura.

Raccolgo, fra le altre, la testimonianza dell’amico Marco Brusco, calabrese adottato dalla Vetusta. Mi dice: “Ricordo ancora l’incontro che ebbi con lui alla fine degli anni 80, a Paola,  in estate. Francesco era venuto in Calabria a passare qualche giorno di vacanza perché invitato da Franco Pasquino e da altri  amici calabresi”.

Aggiunge: “Ciò che mi colpì fu l’estremo garbo  con cui si rivolgeva  a tutti. Io, all’epoca giovane studente di giurisprudenza, mi ero avvicinato a lui con una certa soggezione che, tuttavia, svanì immediatamente, appena iniziò amabilmente a parlare”.

Conclude: “L’ho incontrato meno di un mese fa al Bar Turreno ed avevamo rievocato proprio quella sua vacanza in Calabria. Ci ha lasciato un politico serio ma, soprattutto,  una persona perbene!”.

Quanto all’incontrare Francesco, era facilissimo. Usciva ogni mattina a prendere il caffè al Bar Turreno, sede storica della sinistra cittadina. Proprio in quel luogo aveva festeggiato l’ottantesimo compleanno con alcuni amici. Poi, la notte, è scivolato nel sonno eterno. La morte del giusto.

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